giovedì 31 gennaio 2013

Nel giorno del mio compleanno


Oggi è il mio compleanno!


Per festeggiare, ho deciso di condividere una poesia che amo molto. Una poesia che continua ad emozionarmi e farmi riflettere ogni volta che la leggo.


I held a Jewel in my fingers –
And went to sleep –
The day was warm, and winds were prosy –
I said “’Twill keep” –

I woke – and chid my honest fingers,
The Gem was gone –
And now, an Amethyst remembrance
Is all I own –

                            Emily Dickinson (1861)*

Tenevo un gioiello fra le dita –
E mi addormentai –
Il giorno era tiepido, i venti monotoni –
Mi dissi: “Durerà” –

Mi svegliai e sgridai le mie dita innocenti,
la gemma era sparita –
E adesso, un ricordo di ametista
è tutto ciò che mi resta.


Volete condividere anche voi la vostra poesia preferita? Sarebbe un gran bel regalo diffuso!
Potete farlo direttamente nei commenti o lasciando un link al post nel quale deciderete di citarla. Oppure me la mandate per email a artemamma70 (at) gmail.com e penserò io a pubblicarla.
Vi aspetto numerosi!

Buona giornata!
A presto!



PS: La possibilità di donare una poesia rimane aperta anche oltre la data del mio compleanno. 



* Emily Dickinson “Silenzi”, Universale Economica Feltrinelli

martedì 29 gennaio 2013

Una bella giornata di sole.


Oggi la signora del piano sotto al mio mi ha suonato per offrirsi di portarmi via la spazzatura (sono di nuovo chiusa in casa con Binotto malato).
Oggi mi sono commossa perché un atto di gentilezza è un raro e prezioso gesto d’amore.
Oggi è una bella giornata di sole!


Qual’è il dono che ha reso più luminosa la vostra giornata?

A presto!

venerdì 25 gennaio 2013

VdL #1: Fuori a rubar cavalli!


A Natale ho ricevuto in regalo “Fuori a rubar cavalli”, di Per Petterson, (Guanda, Le Fenici, 2010). L’autore è un acclamato scrittore norvegese che con questo libro, tradotto in ben 45 lingue, ha vinto numerosi premi letterari, norvegesi e internazionali.
Mi è piaciuto così tanto che, oltre ad averlo inserito tra i miei libri preferiti in assoluto, ho deciso di inaugurare la mia partecipazione al Venerdì del Libro di Homemademamma, senza peraltro alcuna pretesa di regolarità.


Il libro parla di amore – non di amore romantico, o non solo almeno – e di perdita, parla di bambini che diventano ragazzi e di ragazzi che diventano adulti e dell’universo emozionale che accompagna un uomo – inteso come essere umano – nel suo viaggio attraverso la vita che gli è dato – o che ha scelto – di vivere.
La vicenda è ambientata nel 1948, al termine del periodo di occupazione nazista per la Norvegia, ma forse non è così importante.
Ciò che mi ha letteralmente incollato alle pagine di questo romanzo è stato il trovarmi davanti una scrittura fisica che si dipana nell’universo dei ricordi, muovendo dalla memoria del corpo e dalle delicate reminiscenze che questa affaccia alla mente, e ci conduce, attraverso un uso molto sapiente del flashback, a zigzagare tra l’adolescenza e la maturità di Trond. Quest’uomo, che ha deciso di attendere la morte in un posto solitario, immerso nella maestosità della natura norvegese – protagonista quanto lui del bellissimo testo - in compagnia della fedele Lyra, la meticcia che non lo abbandona mai.
La ferita emotiva profonda patita dal Trond ragazzo apre un sentiero nell’anima del protagonista, attraverso cui siamo condotti nella scansione delle giornate e dei movimenti che hanno segnato un passaggio epocale nella sua storia umana.

La prosa è tanto asciutta e penetrante da assumere un valore altamente poetico.
Quando si arriva alla fine si vorrebbe avere almeno altrettante pagine da leggere di quelle appena trascorse e la chiusa apre un universo di riflessioni in ogni lettore:
[¼]e poi in fondo siamo noi a decidere quand’è che fa male.

E voi conoscete la letteratura scandinava?

Buona lettura e buon fine settimana!
A presto!

martedì 22 gennaio 2013

Naturalmente bimbo




E’ un libro scritto a più mani da biologi, nutrizionisti, giornalisti e genitori, che hanno unito le loro competenze per fornire [¼] informazioni utili per allevare in maniera sana ed ecologica il proprio bambino, ma anche qualcosa di più: l’esperienza diretta di medici, operatori e mamme che hanno saputo mettere insieme conoscenze scientifiche, esperienza, rispetto per l’ambiente e soprattutto amore per la vita di un nuovo essere che viene al mondo indifeso e bisognoso di trovare un ambiente accogliente e salutare. (Introduzione pag. 9)
Partendo dalla gravidanza, il testo tocca tutti i temi fondamentali nella cura dei piccoli, infatti parla di  allattamento, svezzamento, scelta vegetariana, ambiente a misura di bambino, vaccinazioni, prime malattie, TV e bambini.
Il capitolo dedicato allo svezzamento è particolarmente ampio e offre consigli preziosi per farne un momento di scelte alimentari sane ed ecologiche fornendo utili ricette per cucinare deliziose pappe a base di cereali integrali e verdure, biscotti, vari tipi di latte vegetale (riso, mandorle, soia) lo yogurt casalingo. Grazie a questa lettura anche io ho cominciato a preparare lo yogurt in casa con grande soddisfazione e risparmio economico, ma a questo dedicherò uno dei prossimi post.
Nello stesso capitolo si trovano anche gustose ricette per la mamma: io ho provato i topinambur gratinati al forno – strepitosi! – ma anche il miglio con lenticchie rosse decorticate e porri.
Ho trovato utili suggerimenti per la scelta delle stoviglie: sapevate che il pirex contiene piombo e quindi è meglio non usarlo in cucina? 
Altri ottimi consigli sull’ambiente a misura di bambino: avete mai pensato ad un tatami per il letto del vostro piccolo?
Il capitolo dedicato alle vaccinazioni introduce un argomento delicato e importante, sul quale ritengo sia necessario approfondire prima di operare una scelta.

Ciò che contraddistingue questo libro è il fatto che propone una filosofia di vita tesa ad acquisire consapevolezza delle nostre scelte e delle loro ricadute sul mondo che abitiamo e che abiteranno le nuove generazioni.
Si può anche non condividerla in pieno, ma ha comunque il pregio di offrire preziosi spunti di riflessione per trovare il proprio percorso personale verso un modo di vivere etico.
E’ un libro che consiglierei sicuramente a tutte le mamme!

E voi lo conoscete?

A presto!

lunedì 21 gennaio 2013

Il dolce senza uova (e senza grassi)


In ottobre scorso ho appreso che Binotto è allergico all’uovo.
Da allora, oltre ad aver smesso di consumarne anche io e non sentirne la mancanza, ho iniziato a sperimentare ricette di biscotti e dolci senza uova. Bicci non è certo un golosone, ma io si! ...e se gli verrà voglia di assaggiare, almeno non avrà problemi.

Ho trovato qui la ricetta che riporto di seguito:

Torta al cioccolato senza burro e uova
                      
Cacao amaro        50 gr
Zucchero           180 gr
Farina             200 gr
Latte              250 gr
Lievito per dolci 1 bustina

Setacciare la farina in una ciotola, aggiungere lo zucchero e il cacao e miscelare. Versare poco per volta il latte, mescolando con una frusta, fino ad ottenere un composto cremoso. Incorporare il lievito setacciato. Versare in una tortiera rivestita di carta forno e cuocere in forno caldo a 180° per 25 minuti (fare la prova stecchino). Sfornare, far raffreddare bene prima di togliere dallo stampo e spolverizzare con zucchero a velo.

La prima volta l’ho seguita quasi pedissequamente, anche se ho usato il latte di soia, lo zucchero grezzo di canna chiaro, polvere lievitante per dolci bio e non ho messo lo zucchero a velo.
Poi ho dato il via alle sperimentazioni, ho modificato le dosi e ne ho fatto
LA RICETTA del dolce senza uova.


Ho provato a fare questo dolce al riso e uvetta, al limone, alle mandorle, alle nocciole, alla carruba, bicolor con cioccolato e con zucchero di canna grezzo o con zucchero di canna integrale, alle albicocche secche e mandorle...e forse dimentico qualche versione: ogni volta è venuto delizioso e con un’ottima consistenza.
E’ semplicissimo e veloce da preparare, senza uova e senza grassi. E buono!!!

Gli ingredienti e le dosi (facciamo ancora quello al cacao, per esempio):

Cacao amaro bio/fair trade                     50 gr
Zucchero grezzo di canna chiaro bio o zucchero integrale di canna bio                                          80/100 gr
Farina di grano tenero 0 bio (o farro o kamut) 200 gr
Latte di soia                                  250 gr
Polvere lievitante per dolci bio                 8 gr

Nel caso del bicolor, mescolo separatamente 100 + 100 gr di farina e ad un impasto aggiungo 25 gr di cacao.


Naturalmente se si usano altri ingredienti liquidi (yogurt, malto, ad esempio) sarà necessario diminuire proporzionalmente la quantità di latte.

Con queste dosi io uso lo stampo da plumcake. Se voglio un dolce più grande, aumento tutte le dosi.

E’ di fondamentale importanza lasciarlo raffreddare prima di estrarlo dallo stampo.


Provate anche voi?
A presto!

PS: Questa ricetta la dedico ad Alessandra. Qui ce la puoi fare anche tu :-)

Qui trovate gli altri post con le mie ricette!

domenica 20 gennaio 2013

Il parto cesareo in Italia.




Sembra che il 43% dei parti cesarei praticati in Italia non siano necessari. Ci sono regioni più virtuose e altre dove si abusa maggiormente del bisturi, questione che comporta anche un aggravio ingiustificato della spesa pubblica (ovvero pagata da tutti!) per la sanità. Infatti se un parto naturale costa circa 1.300,00 €, un cesareo ne costa ben 2.500,00 circa.
Ma ciò che dovrebbe far riflettere maggiormente, a mio avviso, è il fatto che l’utilizzo della chirurgia espone madre e neonato a maggiori rischi invalidanti e mortali rispetto al parto vaginale naturale.
La novità è che gli inquirenti ipotizzano reati che vanno dalle lesioni personali gravi alla truffa a carico del sistema sanitario nazionale.
A me piacerebbe che nell’ambito di queste indagini tese a rilevare il compimento di lesioni personali, si ponesse l’attenzione anche sulla reale necessità di altre pratiche invasive comunemente applicate sulle partorienti, per le quali ho sentito tante donne ringraziare il personale sanitario che, a loro dire, le ha aiutate a far nascere i propri figli. Una tra tutte: l’episiotomia.

Spero almeno che ragionare in termini di risparmio economico, quantificato in 85 milioni di euro per i cesarei inutili, porti a migliorare e rendere più consapevole l’approccio alla gravidanza e al parto.
Infatti non posso fare a meno di chiedermi se non si potrebbe evitare tutto questo offrendo un’informazione capillare e corretta alle donne circa la fisiologia della gravidanza e del parto, nonché supporti anche psicologici che aiutino ad accettare, senza fobie, la naturalità della vita che nasce e la necessità del dolore.

E voi che cosa ne pensate?

A presto!



sabato 19 gennaio 2013

Belli tutti!


Stamani Binotto si è svegliato così:

Bella la zuzza
Bella mamma
Bello Binotto
Belli tutti!


Buon fine settimana!
A presto!

martedì 15 gennaio 2013

Perché?


Da sabato scorso qui è iniziata ufficialmente la stagione dei “Perché?”, affiancati dai “O cos’è?”, e io la trovo semplicemente favolosa.


Lo stupore che si accompagna al bisogno di comprendere e relazionarsi è un segno così incontrovertibile di crescita...
Provo una tenerezza infinita ogni volta che una domanda si somma alla precedente, e non posso a fare a meno di sorridere, anche con il cuore.
Nel desiderio di Binotto di capire e sapere rivedo me bambina, con la mia curiosità inarrestabile, la mia sete di risposte.

Non riesco a stancarmi di spiegare, anche se a volte fatico a trovare argomenti... ma perché il fuoco brucia?

A presto! 

sabato 5 gennaio 2013

Daniele Novara: l’essenziale per crescere


Daniele Novara è un noto pedagogista, fondatore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, Direttore responsabile della rivista “Conflitti” e Responsabile Scientifico della Scuola Genitori. A questo link potete trovare “I materiali delle serate” della Scuola, ottime risorse da leggere gratuitamente, e qui un elenco di libri per chi avesse voglia di approfondire.
In questo post dell’aprile scorso avevo citato un suo testo a proposito di bambini abbondanti e bambini felici, che ho ritrovato la scorsa estate tra gli approfondimenti di “L’ESSENZIALE PER CRESCERE Educare senza il superfluo”, scritto da Daniele Novara e Silvia Calvi, mamma-giornalista, curatrice della stesura delle parti che contengono elementi giornalistici.
“L’ESSENZIALE PER CRESCERE” è un libro rivolto ai genitori, una guida alla riflessione su un ampio spettro di questione educative, che ha come principio cardine l’essenzialità e la chiarezza. Gli autori propongono di esercitare la genitorialità in maniera positiva ed assertiva, allo scopo di crescere figli liberi e autonomi. Il libro, spiega lo stesso Novara, è frutto di 4 anni di gestazione. Ogni parola è ben misurata, dal momento che, effettuando circa 400 consulenze all’anno da 10 anni, l’autore dispone di un osservatorio privilegiato per tratteggiare un quadro sociologico molto accurato della famiglia moderna. Famiglia che lui ritiene essere in un momento di transizione epocale, alle prese con la ridefinizione di ruoli e competenze.   Il libro, a pochi mesi dalla pubblicazione, è consigliato dai pediatri.   A mio parere è uno di quei manuali da leggere e tenere vicino per future ulteriori consultazioni.
Di seguito riporto il testo dell’intervista che Daniele Novara mi ha gentilmente concesso il 18 dicembre scorso e per la quale lo ringrazio di cuore.

Foto tratta da qui
Cito da “L’ESSENZIALE PER CRESCERE”:

[¼] “papà peluche”, un papà morbido che si occupa esclusivamente del gioco e del divertimento dei figli. [¼] tra il maternage e il papà peluche il ruolo del padre muore [¼] una morte di funzioni educative [¼]
In altre parole, se la madre attribuisce al padre un ruolo secondario [¼], è ovvio che si riduca drasticamente l’elaborazione simbolica della figura paterna. p. 56

Una soluzione? Che le donne si impegnino a creare, insieme ai loro partner, dei codici paterni educativi condivisi, invece di lasciare i padri in questa inconsistenza grottesca dell’essere diventati puro divertimento per i figli. Aiutare l’uomo a identificarsi con una figura che sa essere ferma, autorevole, decisa. p. 53 

ArteMamma (di seguito AM): Non sono sicura di aver ben compreso il concetto espresso in questo come in altri passaggi. Dalla lettura del suo libro ho avuto l’impressione che si consideri il padre/l’uomo un po’ vittima della madre/donna. E’ così? Se si, perché? Personalmente faccio fatica ad assegnare tutta la responsabilità alla donna che, semmai, si fa in quattro per tappare tutti i buchi.
Perché l’uomo non può assumersi la responsabilità del suo ruolo?
Daniele Novara (di seguito D.N.): Vista la mia esperienza professionale, ritengo di disporre di un osservatorio privilegiato sullo stato attuale delle relazioni familiari: la donna vuole che il padre faccia divertire i figli.
E’ la madre che colloca il ruolo del padre sia fisicamente che psicologicamente. Avendo alle spalle il pesante retaggio di una figura paterna rigida e autoritaria, con la quale preferisce evitare il confronto, la madre colloca la funzione del padre sul piano del  compiacimento, in modo che non ponga problemi ai figli. Preferisce posizionare il partner nel ruolo del padre peluche.

AM: Perché il padre si lascia fare questo? I padri sono contenti di questa situazione?
D.N.: E’ una domanda intelligente.
I padri in realtà non sono soddisfatti di questa situazione. Si tratta di una necessità storica, perché il padre-padrone ha fatto molti danni: era il padre della cinghia, quello che non ascoltava i figli. Oggi il padre è contento di cambiare interpretazione del ruolo rispetto a questa figura così discutibile. Certamente uscire da questo girone infernale storico è impresa non facile. Adesso si ha il padre per il tempo libero, il padre buono, simpatico. Occorre arrivare al padre educativo che, da un punto di vista storico, non c’è mai stato, autorevole e non autoritario, simpatico e che riesca ad infondere coraggio senza essere spavaldo.
Finché un figlio è piccolo, la madre è sufficiente. Ma un adolescente senza padre fa molta fatica.

AM: Non è comodo essere un padre-peluche?
D.N.: Assolutamente! Comodo per i padri e per le madri. Per questo occorre che ci sia gioco di squadra.
La donna, che ha un primato biologico inequivocabile, crea l’incipit cercando di collocare il padre.
Nella società occidentale è in atto un profondo cambiamento storico, segnato anche dal matrimonio tra gay, che oscilla tra la scomposizione tra figure generative e la tutela della famiglia tradizionalmente intesa.
Per far fronte a tutto ciò bisogna cercare di organizzarsi bene. E’ necessario che entrambe le figure, materna e paterna, siano presenti.

AM: Oggi il parto naturale diventa anche una scelta educativa e culturale. P.19. Non posso che essere d’accordo: può articolare questa affermazione per le mie lettrici? In che senso la scelta del parto ha un’influenza così duratura sulla vita del nascituro?
D.N.: Per quanto riguarda il parto naturale ho un debito personale verso Lorenzo Braibanti, il ginecologo che negli anni ’80 portò il Metodo Leboyer in provincia di Piacenza. Braibanti era una figura eccezionale.
Io sono un grande fautore della naturalità del parto. La fatica del travaglio e della nascita rappresenta un’importante conquista per la mamma ed il bambino. Si tratta di un’esperienza densa di significati: madre e figlio hanno sfidato la morte e ce l’hanno fatta. Il passaggio nel canale del parto è qualcosa che ha a che fare con la morte.
Tale esperienza generativa vissuta da madre e figlio rappresenta la base per un rapporto profondo tra i due. Non è la stessa cosa con interferenze mediche.
Partorire significa sfidare vittoriosamente il senso della nostra specie; la donna che viene anestetizzata non potrà vivere quest’esperienza.

AM: Il papà in sala parto: lei cosa ne pensa?
D.N.: Condivido Leboyer laddove afferma che non deve essere un obbligo, ci va chi ci vuole andare. In ogni caso condivido con Silvia Calvi l’opinione che la nascita è una questione squisitamente femminile. La donna potrebbe farsi accompagnare da un’altra donna che ha partorito, una sorella o un’amica intima o anche la madre, se c’è un ottimo rapporto.
L’uomo non può capire cosa succede alla donna in quei momenti.

AM: Che cosa intende con la paura di educare?
D.N.: La paura di educare attanaglia i genitori. C’è paura di ferire, di fare del male ai bambini. Un esempio: i bambini a tre anni hanno bisogno di dormire 11 ore, ma i genitori spesso affermano “...ma non posso mica forzarlo”. Questa è paura di educare.
I bambini che non dormono secondo i loro bisogni probabilmente stanno troppo davanti alla TV, mangiano fuori orario, sono troppo sedentari, faticano a fare i compiti, che saranno così delegati ai genitori.
La paura di educare è dannosa per i figli, che hanno invece bisogno di genitori che abbiano il coraggio di dire loro cosa fare.
La chiarezza è molto importante: c’è bisogno di regole oggettive, chiare.

AM: La famiglia a tavola: come costruire e mantenere un momento di serenità?
D.N.: E’ fondamentale mangiare tutti insieme, senza la TV accesa, creare il senso di comunità. Mai lasciare che i bambini mangino in solitudine. Si sta a tavola finché tutti hanno finito; nessuno dopo i tre anni deve essere imboccato. Si possono instaurare anche dibattiti e conflitti.
La colazione rappresenta un pasto fondamentale. La tavola per la colazione si prepara la sera prima con una ritualità precisa e condivisa.

AM: Kit essenziale per feste serene in famiglia?
D.N.: Spingere sulla ritualità: candele, tovagliolo... Fare del Natale la celebrazione dei legami con le persone con cui si sta bene.
Il Natale è, infatti, celebrazione dei legami che ci sono, per risolvere i conflitti ci sono altre occasioni. Se si invitano persone con le quali si hanno conflitti è meglio sospendere, stabilire una tregua.

AM: Cosa regaliamo ai bambini?
D.N.: Libri, prima di tutto. Sto lavorando ad un libro per bambini, che spero di ultimare nel corso del prossimo anno.
Giocattoli di costruzione.
Giocattoli artistici.
Niente vestiti: si usano i vestiti usati di cugini, amici, fratelli o comprati. Sono così belli i vestiti che hanno una storia!


E voi cosa ne pensate?
Conoscevate già Daniele Novara?
A presto!

venerdì 4 gennaio 2013

Buon 2013!


Ho dedicato le vacanze natalizie a Binotto, completamente.

Ora eccomi qua, alle prese con un anno nuovo di zecca, ricco di possibilità come un seme appena piantato.

Il 2013 voglio iniziarlo così, donandovi una frase che ho trovato  su Terra Nuova del dicembre scorso :

Praticate gentilezza a casaccio, e atti di bellezza privi di senso.

Cito ancora dallo stesso articolo: Come tutte le rivoluzioni, la bontà da guerriglia comincia lentamente, con un unico atto. Che sia il vostro!

E il vostro quale sarà?
Sarei felice di raccogliere nei commenti i vostri atti di “bontà da guerriglia”: li aspetto.



A presto!
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