venerdì 30 marzo 2012

KMC ovvero Kangaroo Mother Care


Il Kangaroo Mother Care, ovvero il metodo della madre canguro, è nato alla fine degli anni ’70 in un ospedale  di Bogotà, in Colombia, per sopperire alla scarsità di mezzi tecnologici nella cura dei neonati pre-termine.
Il metodo consiste “semplicemente” nel consentire il contatto pelle a pelle con la madre: può essere praticato in modo continuo oppure a periodi intermittenti.
Si è visto che tale pratica porta notevoli benefici al neonato immaturo: sincronizzazione del respiro tra madre e figlio con miglioramento della funzione respiratoria, maggiore ossigenazione del sangue e del cervello, stabilizzazione della temperatura corporea e della glicemia, minor rischio di infezioni, migliori risultati nell’instaurarsi dell’allattamento al seno e dell’attaccamento madre/bambino.
Dai paesi in via di sviluppo il metodo KMC è stato poi esportato nei paesi occidentali, quale approccio naturale e olistico al neonato prematuro.
Negli atti del seminario internazionale “Innovazione e sviluppo in sanità: l’integrazione delle medicine complementari e tradizionali nei sistemi sanitari pubblici”, tenutosi a Firenze nell’ottobre 2008, pubblicati dalla Regione Toscana, si trovano due interventi di operatori sanitari albanesi a proposito dell’utilizzo del metodo di cui sopra.
Nel primo, a firma di Edi Tushe, responsabile del servizio di Neonatologia dell’Ospedale materno-infantile di Tirana, si legge:

“ Hector Martinez Gòmez, uno dei fondatori del metodo “madre-canguro” […], sosteneva che il triangolo della vita è fatto di amore, calore e latte materno.
Nel 1992 […] per la prima volta il concetto di amore fra i fattori importanti che influenzano la salute del neonato.
Sono convinto che nei reparti di terapia intensiva neonatale occorra fare un uso appropriato della tecnologia. […]
E’ importante anche sottolineare che i risultati ottenuti con le tecnologie sofisticate hanno anche un’altra faccia della medaglia che consiste […] nei fenomeni iatrogeni […]
Non […] trascurare il fattore costi […]
Non […] trascurare l’aspetto umano e dobbiamo anche pensare all’impatto che un reparto di terapia intensiva neonatale può avere sui genitori.
[…] il metodo della madre canguro […] consente un approccio naturale al neonato prematuro. 
[…] i neonati tenuti in posizione canguro, cioè a contatto diretto con la madre, si ammalano meno di infezioni ospedaliere.
[…] Questo metodo ha effetti a lungo termine sullo sviluppo del bambino. Sono positivi anche gli effetti sulla madre.
[…] metodo a basso costo da utilizzare non solo nei paesi in via di sviluppo, ma dappertutto. Un esempio eccellente di una tecnologia a basso costo ma ad alta efficacia.”

Nel secondo intervento, a firma di Rumena Moisu, responsabile dei servizi di Ostetricia del Ministero della Salute dell’Albania, si leggono altre considerazioni piuttosto interessanti:
“Illustrerò brevemente la storia del Kangaroo Mother Care impiegato nell’ospedale di Tirana. Si tratta di un metodo di assistenza per i neonati, in particolare per quelli prematuri fuori pericolo, che prevede il contatto pelle a pelle con la madre.
Il nostro maggior problema era e rimane l’impiego di questo sistema da parte del personale medico e delle infermiere.
Per l’ospedale l’impiego di questa metodologia è positivo perché ha un costo irrisorio e permette una spesa contenuta per la cura dei bambini prematuri. Il personale medico e paramedico e le infermiere, invece, sono riluttanti e non hanno fiducia in questo metodo, al contrario delle madri, e ciò ci crea dei problemi.”
La nota positiva è che l’amore materno assurge al ruolo di mezzo tecnologico a basso costo per la cura del neonato.
E’ grandioso che si sia arrivati a capire questo e a metterlo in pratica!
Tuttavia sono sorpresa  che ciò non fosse già un’ovvietà.
Mi chiedo quanto il genere umano abbia continuamente bisogno di allontanarsi ed estraniarsi da se stesso per poi ritrovarsi e, in particolare, quanto è necessario depauperare la donna delle sue peculiarità e della sua ricchezza di genere per sminuirne il ruolo sociale.
Credo sia importante che tutte le future mamme provvedano a compilare e consegnare all’ospedale scelto un piano del parto, nel quale possono indicare le metodologie sanitarie che preferiscono non siano utilizzate per la cura propria e del nascituro.
Inoltre, se è vero che è fondamentale disporre di centri sanitari efficienti e preparati ad intervenire in caso di necessità, sembra sia meglio diffidare di luoghi dove ancora non si pratica il rooming-in e i neonati – anche se sani e nati al termine della gravidanza - vengono tenuti lontani dalle madri, in nome di igiene, sicurezza e controllo.
Il metodo KMC ci fa comprendere quanto sia importante garantire la continuità della relazione madre/bambino anche in caso di problemi alla nascita, e ci offre la possibilità di riflettere sull’opportunità di assicurare ai nostri figli un accudimento ad alto contatto per garantire loro un’accoglienza “morbida” nel mondo ed un corretto sviluppo psico-fisico.

Voi cosa ne pensate?

A presto!

mercoledì 28 marzo 2012

Premi di benvenuto!

Venerdì scorso LaNinin del delizioso blog Il Mondo di Ninin mi ha assegnato ben 2 premi!

Mi sono affacciata da poco in questo mondo colorato ed effervescente dei bloggers e ho già trovato tante persone con cui parlare e condividere interessi ed esperienze quotidianamente. Sono affascinata e commossa da tutto questo.
Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine a tutte le persone che passano dal mio blog ogni giorno, a chi lascia un segno ma anche a chi non la lascia. Grazie J

Ma veniamo ai premi, che mi lusingano ma mi chiamano anche a svolgere dei compiti.


Il primo è il Premio Cake Blog di Qualità, che mi obbliga ad elencare 7 ricette di dolci che mi hanno cambiato la vita e ad assegnare il premio ad altri 10 blog.









Le ricette:
  1. La mia torta di mele – è una ricetta che ho mutuato da mia madre. Da piccola la adoravo, poi sono cresciuta, l’ho modificata ed è diventata mia. Prima o poi la pubblico sul blog.
  2. Il mio plumcake allo yogurt con uva sultanina e banana 
  3. La macedonia di frutta estiva
  4. Il cioccolato fondente
  5. I brownies
  6. La torta di pan di spagna, crema chantilly con pezzi di cioccolato, ricoperta di panna, di una pasticceria vicino casa mia. Senza questa torta un compleanno è meno compleanno!
  7. La crostata con marmellata di more.
Ora giro il premio ad altri 10 blog:
   
Il secondo premio è il Lobster Award e bisogna assegnarlo ai visitatori e commentatori assidui del proprio blog. Il mio blog è on da poco, quindi la scelta è un po’ limitata, ma sono lieta di ringraziare chi ha cominciato a seguirmi.
Quindi consegno il premio a:
  1. Carpediem-amalia 
  2. Mamma EcoCheap 
  3. Tre cuoridi mamma
  4. Diario di un papà dopo il congedo parentale  
  5. Commerciale, comunicazione, consapevolezza 
  6. Il puntofamiglia  
  7. The Cat’s Edge
Ecco fatto!
Qualcuno avrà già ricevuto il premio, ma non da me! Tra i frequentatori del blog ho lasciato fuori LaNinindalla quale l’ho ricevuto e che ringrazio di nuovo.

Buona giornata a tutti!

A presto!





lunedì 26 marzo 2012

Andamento lento



Oggi è la VI Giornata mondiale della lentezza! 

Prendiamocela comoda, regaliamoci il tempo di gustare le nostre piccole azioni quotidiane, godiamo del contatto dei nostri piedi con la terra mentre passeggiamo e sorridiamo alle persone che incontriamo.

Ho trovato la notizia sulla rubrica FeelGood! di D Repubblica N. 784 del 24/3/2012, a firma di Elisa Manacorda, e sono andata a visitare il sito di riferimento vivereconlentezza.it.
Trovo 14 comandalenti, tra cui: evitiamo di iscrivere noi o i nostri figli ad una scuola o una palestra dall'altra parte della città; facciamo una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarci in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta; smettiamo di continuare a ripetere: "non ho tempo". Il continuare a farlo non ci farà certo sembrare più importanti. 


Io credo che ancora una volta possiamo imparare dai nostri bambini: osserviamoli, fermiamoci a giocare con loro e gustiamo quella magica sospensione del tempo che certe attività possono procurarci.


E sorridiamo: la vita è bella!


domenica 25 marzo 2012

Domenica mattina

Stamani io e Binotto siamo andati a fare una passeggiata in un bellissimo posto di mare. Dietro la spiaggia ci sono una grande pineta e prati dove correre e giocare.
Abbiamo incontrato bambini, cani, mici, farfalle colorate e fiori.
Non abbiamo resistito: ci siamo portati un po' di primavera a casa.



Pane di kamut con semi di girasole


Ingredienti:
200 gr di farina di kamut
100 gr di farina di grano tenero tipo 0
12 gr di lievito madre in polvere
Semi di girasole (a piacere)
150/180 ml di acqua
un pizzico di sale
un cucchiaino di olio evo
un cucchiaino raso di miele (io ho usato un  millefiori che mi piace molto)

Unire e mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola.




Impastare su un piano per 15/20 minuti, finché non si ottiene una palla morbida e di facile lavorazione.


Lasciare l’impasto a lievitare in una ciotola infarinata, coperta da un panno umido e avvolta in un sacchetto di plastica, dalle 3 alle 6 ore.

Prelevare l’impasto lievitato dalla ciotola e lavorare delicatamente per dare la forma di una palletta (questo eviterà che il vostro pane diventi una sottiletta).
Adagiare la forma in una teglia coperta da carta forno, inciderla a croce con un coltello


umidificare e cospargere con semi di girasole e fiocchi di cereali (se volete).

Lasciare lievitare ancora un’oretta.

Infornare a 220° (in forno ventilato) per 15 minuti circa, verificare la cottura e continuare a 150° per circa 20 minuti.  Ognuno conosce il suo forno, quindi adeguate le indicazioni alle prestazioni del vostro forno.
Lasciare raffreddare in posizione areata coperto da un panno.









giovedì 22 marzo 2012

La mia primavera

Che il tepore della primavera possa far sbocciare i vostri sogni migliori.
Intanto vi dono la mia primavera.
A presto!



martedì 20 marzo 2012

Pittura in libertà

Come ho detto qui l’arte è corpo, ovvero credo che ogni attività creativa trovi la massima possibilità di espressione se il soggetto agente è libero di muoversi nello spazio.
E questo è valido sia che si tiri la sfoglia per la pasta, sia che si suoni uno strumento musicale, sia che si dia alla luce un bambino, sia che si….   Continuate voi?

A Bicci piace dipingere con le tempere insieme a me.
Di solito dispongo un po’ di pagine di giornale sul pavimento, ci metto sopra dei piatti con i colori, pennelli, acqua e un grande foglio bianco:




 A presto!

domenica 18 marzo 2012

Il pane della domenica

Credo che fare il pane in casa sia una grande gioia, oltre che una forma di risparmio.
Binotto mi saltella intorno tutto curioso mentre impasto, dopo spia nella finestra del forno e non vede l'ora di assaggiare.
Io adoro sentire il profumo del pane che cuoce... E voi?


Questo è il nostro pane di oggi:






Pane di grano kamut con semi di girasole
Buona domenica!

Eccomi

Finalmente riesco a scrivere poche righe, fra le proteste di Binotto :))
Ho aggiunto una pagina: ArteMamma e il teatro!
Buona domenica.
A presto!

giovedì 15 marzo 2012

Piccole gioie quotidiane…


Stamani LaNinin, autrice del blog Il Mondo di Ninin, un mondo magico e delicato che mi piace molto e che vi invito a visitare, mi ha assegnato questo premio:
 

Con la seguente motivazione:
per il viaggio che fa nell’universo mamma.

Sono rimasta sorpresa ed emozionata…  penso che è bello il modo in cui, attraverso questo mezzo, è possibile tessere legami con persone mai viste, ma vicine al nostro cuore.
Grazie ancora Ninin.

Non sono pratica di queste cose, ma credo di dover assegnare a mia volta il premio.
Lo farò seguendo trame sottili che mi hanno portato a visitare:

mammaecocheap.blogspot.com per la sua autenticità e l’amore per il pianeta
maternamentedigitale.blogspot.com per il suo tocco intelligente e leggero
thesoundofamily.blogspot.com per l’originalità della sua musica
carpediem-amalia.blogspot.com per le tante idee che condivide
downshiftingtuscany.blogspot.com perché è una vecchia amica ritrovata in rete


Grazie ancora Ninin.
A presto

martedì 13 marzo 2012

Dolore di bambini, dolore di mamme: l’inserimento al nido.


"I bambini ci inviano dei segnali molto chiari, che noi dobbiamo considerare seriamente, anche se questo è in contrasto con il modo in cui siamo stati educati o che altri usano per educare i loro figli". Jesper Juul

"Il principio di una educazione senza violenza si riassume in tre parole: rispettare il bambino. La messa in pratica di tale rispetto è anch’essa molto semplice da definire: trattare il bambino come vorremmo che lui trattasse noi " Olivier Maurel

"Utilizzando un modo di comunicare fondato sulla chiarezza e sull'onestà, è possibile creare relazioni familiari basate sul rispetto e sull'arricchimento reciproco." Marshall B. Rosenberg



Ricevo e pubblico (dietro la sua autorizzazione) l’accorata richiesta di sostegno della mamma di Giulio, in crisi per l’inserimento al nido:

“Ciao Anna,
ti scrivo perché noi stiamo vivendo un momento molto particolare...oggi mi sento a pezzi…incompresa e sola...Giulio ha iniziato ad andare al nido da una settimana ... tra mezzi sorrisi amari e qualche lacrimuccia fino ad ora non era andata poi così male...ma ieri mi hanno detto che dopo un'ora il bimbo è andato in crisi e l'ho trovato in lacrime in braccio alla dada, mentre oggi quando sono andato a prenderlo, dopo il primo pranzo fuori, stava urlando come mai l'ho sentito fare...ho sentito venire meno la terra sotto i piedi e devo ancora smettere di piangere!
Avrà senso leggere, documentarsi, fare di tutto perché avvenga una nascita dolce e perché i primi momenti siano salvaguardati da traumi e interferenze, continuare a cercare di dare/fare il meglio, assecondarlo in quelle che sembrano essere le sue esigenze/richieste, e poi, d'improvviso, affidarlo a dei perfetti estranei, che non fanno altro che custodire un parcheggio per pargoli?

Ciao....la mail sopra risale a un paio di giorni fa...poi la rete non mi funzionava e io mi sono persa tra le mie e le sue lacrime  e il nostro dolore...ma da ieri sembra che le cose vadano meglio..così mi dicono le dade. In effetti non l'ho più sentito piangere come ti spiegavo sopra…ma non sono molto più tranquilla per vari motivi:
il primo è che non riesco ancora a fidarmi di loro, e poi perché il fatto che mio figlio smetta di piangere non vuol dire che sta bene..ma che si è arreso ai fatti, e la cosa non mi fa sentire molto meglio!
Forse sono un po’ troppo tragica...però sento il bisogno di chiederti un consiglio:
davanti alla possibilità di avere una persona amica di famiglia iper-fidata che starebbe con Giulio tre o quattro mattine la settimana..tu pensi che per un bimbo di un anno sia una soluzione migliore rispetto ad andare al nido? e poi rimandare l'inserimento a...quando? l'anno prossimo? oppure provare ad arrivare direttamente alla materna?...ognuno dice la sua e io sono così confusa! Monica”

Personalmente credo che l’asilo nido sia una “stortura” della società contemporanea, sia un non-luogo nel quale si parcheggiano i nostri figli per andare a lavorare, come se prendersi cura di loro ed accompagnarli nel periodo più importante e critico della loro crescita non sia un lavoro e un servizio reso alla società intera.

Inoltre non sono affatto convinta che l’inserimento al nido debba necessariamente passare attraverso il dolore non ascoltato (!) del bambino e della madre.

Mio figlio, ad esempio, ha tempi lunghi e io so che sarebbe sufficiente rispettare i suoi tempi per consentirgli di inserirsi serenamente in un nuovo ambiente con persone nuove, confortato inizialmente dalla presenza della mamma, per giungere poi ad accettare di salutarla e godere di quell’opportunità di fare nuove esperienze che gli è offerta. Ma non ho trovato alcuna struttura che, all’atto pratico, abbia messo in campo questo rispetto e abbia predisposto una strategia di ambientamento personalizzata.

Quando si forza l’inserimento al nido attraverso il non ascolto del pianto, del bisogno, del disagio del bambino si ottiene, forse alla fine, che quel bambino si adatti ad essere lasciato – abbandonato – in quella situazione, ma non potrà provare vera gioia di starci. E tutto questo ha un costo sociale piuttosto elevato. Basta guardarsi intorno!

Purtroppo la nostra è una società basata sul profitto, dove nessuno ha più tempo né pazienza di aspettare nessuno.
Come si può pensare di far mangiare un piccolo al nido dopo solo una settimana di “tragica” frequenza?

Sono convinta che sarebbe auspicabile l’esistenza di un progetto educativo veramente condiviso con la famiglia ed una reale continuità educativa casa/scuola, ma affinché ciò si possa realizzare sarebbe necessario sopportare e stimolare la presenza dei genitori dentro le strutture. E non credo che questo si concretizzerebbe in un disagio per i bambini, anzi.

Vorrei citare alcuni stralci da “La mia lettera all’educatrice di mia figlia” , scritta da Silvia, madre di una bambina di due anni e mezzo, reperibile sul sito nontogliermiilsorriso.org, ispirato all’opera di Alice Miller:

“Gentile educatrice,
[…]Ripensando al primo ambientamento della nostra bambina in un nido Montessori, ho pensato che come imparare a nuotare sia una buona metafora.
Spesso sento dire: “Se vuoi che un bambino faccia qualcosa, non dargli opzioni! Non fargli usare il salvagente se vuoi che impari a nuotare...” […]
La gente della mia generazione, una generazione che ha imparato a nuotare semplicemente venendo spinta nell’acqua alta a 5 anni, spesso odia i corsi di nuoto – e gli insegnanti di nuoto. […] la gran parte di noi dice: “Mi piace nuotare, ma per conto mio, niente corsi, per carità!”.
Così ho imparato a chiedermi sempre “Perché? Qual è l’obiettivo?” […]
Alcuni genitori potrebbero avere l’obiettivo di fare del proprio figlio un buon nuotatore il prima possibile. Magari vivono vicino a un lago pericoloso, quindi questa abilità è essenziale per la sopravvivenza. Perciò non importa a questi genitori forzare il figlio, lasciarlo piangere e gridare: deve nuotare il prima possibile, a loro non interessa se odierà nuotare, basta che la sua incolumità sia garantita.
Questo non vale per me: non viviamo “vicino ad acque pericolose”, quindi proponiamo a nostra figlia di nuotare perché l’acqua è divertente, è scoperta, ma non abbiamo come obiettivo “il prima possibile”: potrebbe nuotare con i braccioli fino a 10 anni, se questo è il modo più divertente e rilassante per lei, perché no?
Una delle ragioni per togliere i braccioli, mi si dirà, potrebbe essere che le scuole di nuoto hanno regole e standard, perciò se si decide di iscrivere un bimbo in una scuola di nuoto la famiglia deve accettare queste regole, altrimenti si deve insegnare da sé a nuotare ai figli. Però più piccolo è un bimbo, più flessibili queste regole devono essere, quindi una buona scuola di nuoto deve adeguarsi alla personalità di ogni piccolo allievo e al suo ritmo personale di crescita.
Ecco, penso che tutto quanto sopra si adatti bene alla scuola in generale: perché, per esempio, un ambientamento deve durare una, due, tre settimane? Ma perché una scuola non può avere genitori intorno per mesi? Be’, se parliamo di bambini sotto i 3 anni (penso, per esempio, all’opera di Mary Ainsworth), perché non avere genitori intorno se la felicità dei bambini lo richiede?
È un successo se il periodo di ambientamento dura una settimana anziché due? Significa che il bambino è più indipendente, più flessibile, ha più fiducia in sé? Non credo. Ricordo cosa lessi in un libro, Genitori con il cuore di Jan Hunt, che a un certo punto descrive una serra di rose con il giardiniere che, tutto agitato, cerca di aprire il boccioli e chiude con lo scotch le rose già fiorite, spiegando che le rose devono fiorire la settimana successiva, tutte insieme! Tutti penseremmo che è ridicolo, pensando ai fiori, ma stranamente ci sembra accettabile (anzi, scontato) cercare di fare la stessa cosa con i bambini.
Uno degli altri “miti” che sento spesso è: “Devi avere fiducia nel tuo bambino, devi credere che può farcela, quindi (per esempio) non tirarlo su dalla sua culla anche se piange, altrimenti gli confermi che è un posto terribile e non hai fiducia che lui possa farcela a stare da solo / non andare a prenderla a scuola dopo una sola ora solo perché chiama mamma, altrimenti le dimostri di non fidarti della sua capacità di stare da solo / ecc.” È vero che un bambino si può adattare a tutto. Ciò non significa che questo tutto sia sempre la cosa migliore e più felice per lui. Penso di dare molta più fiducia a mia figlia se le do ascolto quando si lamenta, piange, si oppone a qualcosa invece di farle pensare che non prendo il suo pianto seriamente. […]
Per agevolare l’ambientamento al nido Montessori, mi è stato consigliato di distanziarmi da mia figlia anche quando eravamo assieme, in modo da farle sperimentare che lei era una cosa diversa da mamma, divisa da lei. Non ho mai seguito questo consiglio (anche se veniva da un’organizzazione educativa molto apprezzata), anche perché il papà lavorava in un’altra città e la bimba non poteva vederlo ogni giorno. Cosa le rimaneva della sua famiglia? Volevo rassicurare mia figlia che volevo assolutamente stare sempre con lei e tenermela vicina, qualche volta non era possibile  […]
Il pediatra William Sears dice che il 90% delle madri da lui interpellate si sente a disagio con alcuni consigli che vengono dati loro, e osserva: “Perché preferiamo pensare che il 90% delle madri si sbaglia invece di pensare che un consiglio, per quanto radicato, sia sbagliato?”
Dopo tutte le nostre esperienze e considerazioni, ciò che desideriamo per nostra figlia ora è che cresca felice e a suo agio […]Abbiamo ritenuto che l’opzione di mandare nostra figlia a scuola sia il modo migliore per […] avere tante persone intorno.
[…]Amiamo pensare che sarà felice di alzarsi al mattino pronta ad iniziare le sue attività quotidiane (sebbene giorni tristi capitino anche alle persone più felici) e libera dalla rassegnazione che facilmente prende una piccola persona più debole soggetta alle decisioni del più forte. La cosa più bella è immaginare nostra figlia a scuola che ride di cuore come fa spesso a casa quando giochiamo. Ho anche imparato che, coi bambini, è un passo avanti e 3 passi indietro (omissis)... Così non saremmo preoccupati se, dopo aver passato la giornata perfetta a scuola, il giorno dopo volesse tornare a casa alle 10. Non lo vivremmo come un fallimento della scuola, degli insegnanti o di noi genitori nel fare di nostra figlia una bambina indipendente.”

Spero che questo post apra un luogo di confronto e discussione: qual è stata la vostra esperienza? Qual è la vostra opinione?

Grazie per i contributi che vorrete gentilmente lasciare. 

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo: una riflessione


Non ho mai amato la festa della donna, il fatto che ci fosse un giorno – uno solo! – in cui si festeggiano le persone del mio sesso.
Oggi più che mai sono infastidita dalla retorica di questa giornata.

Credo che le differenze di genere si abbattano mantenendole, ovvero credo che sia fondamentale riconoscere la dignità e l’unicità di ogni essere umano, indipendentemente dal sesso.

Credo che le donne abbiano la responsabilità di onorare ogni giorno quello che sono:
curando e nutrendo la propria forza creatrice;
accudendo i loro piccoli;
seguendo il loro istinto;
non cercando di essere come gli uomini e di fare quello che fanno gli uomini;
evitando di stare dentro relazioni che le umiliano e intristiscono;
sorridendo al sole, ma anche alla luna.


mercoledì 7 marzo 2012

Latte di mamma. L’allattamento come relazione. I genitori raccontano


Ricevo e con piacere pubblico la notizia relativa alla presentazione di un nuovo libro + dvd sull’allattamento al seno prolungato e la sua conclusione, dal titolo “Latte di mamma. L’allattamento come relazione. I genitori raccontano”.

L’Associazione Le Dieci Lune“associazione culturale per la nascita naturale” con sede a Pisa, ha ideato e condotto il progetto Allattamento Materno Prolungato, finanziato dalla Provincia di Livorno.
Il progetto si è articolato nella conduzione di tre incontri, svolti nella primavera 2011, rivolti a mamme e papà che avevano vissuto o stavano vivendo le fasi conclusive dell’allattamento al seno. Dal materiale raccolto in queste e altre occasioni, l’ostetrica Polina Zlotnik, con la collaborazione del Gruppo Progetto AMP, ha prodotto un libro con dvd allegato.
Il testo sarà presentato il 24 marzo al Museo di Storia Naturale di Livorno. Nell’occasione saranno presenti esperti dell’allattamento, della relazione e dell’educazione, con i quali sarà aperto un momento di riflessione intorno alle tematiche trattate.
Al termine dell’incontro il libro sarà distribuito gratuitamente!


Per info più dettagliate su tutto il progetto rimando al sito de Le Dieci Lune.

lunedì 5 marzo 2012

Vi racconto un segreto: il mio logo.


Nel giugno 2007 ho vissuto un grande dolore: la perdita del mio primo bambino all’undicesima settimana di gravidanza.
Quando sono uscita dall’ospedale e ho aperto la mia auto, per far ritorno a casa, alla base del cambio ho trovato la piccola bambolina, che vedete in questo post e nel mio logo.


Ho chiesto a mia madre, che era con me, se l’avesse portata lei. La risposta è stata no.
Ero l’unica ad averne le chiavi e l’unica ad aver guidato l’auto, che era rimasta chiusa (ne sono certa) nel parcheggio fino al mio ritorno.

Aveva una faccia così simpatica! Ho subito chiamato la tipa dai capelli verdi Mammina, ho pensato che fosse di buon auspicio e l’ho sempre conservata nel mio portafoglio come un portafortuna.

La vita è magica!

venerdì 2 marzo 2012

Letture


Vorrei segnalare due letture interessanti.

Il mensile aam Terra Nuova ha dedicato una bella copertina (mi ha emozionata quando l'ho vista!) e lo speciale del numero di febbraio scorso al tema “Riportiamo il parto a casa”.
Pur non essendo esaustivo, l’articolo fa una breve ed utile panoramica sui possibili luoghi del parto (ospedale, case maternità e casa), offrendo stimoli all’approfondimento.

Su D Repubblica del 4 febbraio scorso, nella rubrica Feel Good!, ho trovato interessante l'intervento dal titolo “GENITORI (NON) SI NASCE” di Daniela Condorelli, che parla di un volume, “Sostenere la genitorialità” (Erickson), di cui Paola Milani (docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Padova e direttore del Laboratorio di ricerca e intervento in educazione familiare) ha curato l’edizione italiana.
Il libro offre un kit per sostenere la genitorialità tramite l’individuazione e la valorizzazione delle qualità e risorse dei vari membri del gruppo familiare, nella convinzione che “l’educazione non è una missione da svolgere in solitudine” e che si possa “educare i genitori a fare i genitori”. 


Buon marzo a tutti!

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