Il
Kangaroo Mother Care, ovvero il metodo della madre canguro, è nato alla fine
degli anni ’70 in un ospedale di Bogotà,
in Colombia, per sopperire alla scarsità di mezzi tecnologici nella cura dei
neonati pre-termine.
Il
metodo consiste “semplicemente” nel consentire il contatto pelle a pelle con la
madre: può essere praticato in modo continuo oppure a periodi intermittenti.
Si
è visto che tale pratica porta notevoli benefici al neonato immaturo:
sincronizzazione del respiro tra madre e figlio con miglioramento della
funzione respiratoria, maggiore ossigenazione del sangue e del cervello, stabilizzazione
della temperatura corporea e della glicemia, minor rischio di infezioni,
migliori risultati nell’instaurarsi dell’allattamento al seno e dell’attaccamento
madre/bambino.
Dai
paesi in via di sviluppo il metodo KMC è stato poi esportato nei paesi
occidentali, quale approccio naturale e olistico al neonato prematuro.
Negli
atti del seminario internazionale “Innovazione e sviluppo in sanità:
l’integrazione delle medicine complementari e tradizionali nei sistemi sanitari
pubblici”, tenutosi a Firenze nell’ottobre 2008, pubblicati dalla Regione
Toscana, si trovano due interventi di operatori sanitari albanesi a proposito
dell’utilizzo del metodo di cui sopra.
Nel
primo, a firma di Edi Tushe, responsabile del servizio di Neonatologia
dell’Ospedale materno-infantile di Tirana, si legge:
“
Hector Martinez Gòmez, uno dei fondatori del metodo “madre-canguro” […],
sosteneva che il triangolo della vita è fatto di amore, calore e latte materno.
Nel
1992 […] per la prima volta il concetto di amore fra i fattori importanti che
influenzano la salute del neonato.
Sono
convinto che nei reparti di terapia intensiva neonatale occorra fare un uso appropriato
della tecnologia. […]
E’
importante anche sottolineare che i risultati ottenuti con le tecnologie
sofisticate hanno anche un’altra faccia della medaglia che consiste […] nei
fenomeni iatrogeni […]
Non
[…] trascurare il fattore costi […]
Non
[…] trascurare l’aspetto umano e dobbiamo anche pensare all’impatto che un
reparto di terapia intensiva neonatale può avere sui genitori.
[…]
il metodo della madre canguro […] consente un approccio naturale al neonato
prematuro.
[…]
i neonati tenuti in posizione canguro, cioè a contatto diretto con la madre, si
ammalano meno di infezioni ospedaliere.
[…]
Questo metodo ha effetti a lungo termine sullo sviluppo del bambino. Sono
positivi anche gli effetti sulla madre.
[…]
metodo a basso costo da utilizzare non solo nei paesi in via di sviluppo, ma
dappertutto. Un esempio eccellente di una tecnologia a basso costo ma ad alta
efficacia.”
Nel
secondo intervento, a firma di Rumena Moisu, responsabile dei servizi di
Ostetricia del Ministero della Salute dell’Albania, si leggono altre
considerazioni piuttosto interessanti:
“Illustrerò
brevemente la storia del Kangaroo Mother Care impiegato nell’ospedale di
Tirana. Si tratta di un metodo di assistenza per i neonati, in particolare per
quelli prematuri fuori pericolo, che prevede il contatto pelle a pelle con la
madre.
Il
nostro maggior problema era e rimane l’impiego di questo sistema da parte del
personale medico e delle infermiere.
Per
l’ospedale l’impiego di questa metodologia è positivo perché ha un costo irrisorio
e permette una spesa contenuta per la cura dei bambini prematuri. Il personale
medico e paramedico e le infermiere, invece, sono riluttanti e non hanno
fiducia in questo metodo, al contrario delle madri, e ciò ci crea dei
problemi.”
La
nota positiva è che l’amore materno assurge al ruolo di mezzo tecnologico a
basso costo per la cura del neonato.
E’
grandioso che si sia arrivati a capire questo e a metterlo in pratica!
Tuttavia
sono sorpresa che ciò non fosse già
un’ovvietà.
Mi
chiedo quanto il genere umano abbia continuamente bisogno di allontanarsi ed
estraniarsi da se stesso per poi ritrovarsi e, in particolare, quanto è
necessario depauperare la donna delle sue peculiarità e della sua ricchezza di
genere per sminuirne il ruolo sociale.
Credo
sia importante che tutte le future mamme provvedano a compilare e consegnare
all’ospedale scelto un piano del parto, nel quale possono indicare le
metodologie sanitarie che preferiscono non siano utilizzate per la cura propria
e del nascituro.
Inoltre,
se è vero che è fondamentale disporre di centri sanitari efficienti e preparati
ad intervenire in caso di necessità, sembra sia meglio diffidare di luoghi dove
ancora non si pratica il rooming-in e i neonati – anche se sani e nati al
termine della gravidanza - vengono tenuti lontani dalle madri, in nome di
igiene, sicurezza e controllo.
Il
metodo KMC ci fa comprendere quanto sia importante garantire la continuità
della relazione madre/bambino anche in caso di problemi alla nascita, e ci
offre la possibilità di riflettere sull’opportunità di assicurare ai nostri
figli un accudimento ad alto contatto per garantire loro un’accoglienza
“morbida” nel mondo ed un corretto sviluppo psico-fisico.
Voi
cosa ne pensate?
A
presto!
Secondo la mia esperienza, peraltro credo comunissima, il contatto materno è ciò che calma e rassicura ogni neonato: il calore, l'odore, le carezze materne sono ciò di cui il bambino necessita, oltre ai bisogni fisiologici.
RispondiEliminaLa cosa divertente e ovvia è che riguarda anche molti mammiferi.
Detto questo però, aggiungerei che la novella madre ha bisogno a sua volta di essere aiutata e incoraggiata in questa sua grande responsabilità, la presenza di persone che ti voglio bene, che ti consigliano e ti aiutano è indispensabile in ogni tipo di parto, ancora di più in un parto che ha avuto difficoltà.
Per paradosso, tante volte, ciò che è scientifico e razionale cozza con il buon senso e la realtà, fino a che ci si rende conto che "tornare" alla naturalità è la cosa migliore.
Cara Ninin grazie per il tuo contributo.
EliminaSono d'accordo sul fatto che la neomamma abbia bisogno di incoraggiamento e calore da parte delle persone che le vogliono bene, meno sulla necessità di consigli. Credo che ogni donna abbia il diritto di trovare il suo personalissimo modo di essere madre, ed è importante che si senta supportata nel suo percorso. Troppi consigli, spesso anche un po' datati, rischiano di ingenerare confusione e togliere sicurezza.
Concordo pienamente con la chiusa del tuo commento, perché divenire ed essere madre è naturale! :)
A presto!
Come al solito vivo tra le nuvole, ma mi sembra una cosa bellissima.
RispondiEliminaSi lo è: si chiama AMORE :)
EliminaCiao!
RispondiEliminaSon capitata qui per caso, ma scopro volentieri il tuo bel blog! Ti scrivo perchè l'argomento mi riguarda, ho una bimba di 13 mesi nata pre termine alla 34esima settimana in uno degli ospedali più grandi di Milano. Niente terapia intensiva "solo" 5 giorni di culla termica e altri 5 in ospedale in stanza con la mamma.
La kmc è ben conosciuta in ambito ospedaliero, peccato che non sia praticata! Nella nursery dove io costantemente guardavo la mia bimba dietro il vetro c'era un tevolo pieno di depliant informativi utilissimi per le neomamme tra cui un paio che spiegavano molto bene la marsupioterapia, cosa fare, i vantaggi che ne potrebbe trarre il bambino...peccato che i primi giorni di vita non ho potuto quasi toccare la mia bimba e il latte che io costantemente tiravo le veniva dato solo dalle puericulrtici, quasi io fossi infetta!! Comunque posso dire che una volta uscita dalla culla termica, la mia piccola era periodicamente marsupiata sotto la mia camicia da notte. Le prime 40 notti di vita Chiara le ha passate dormendo o sulla pancia del papà o su quella della mamma, anche perchè non c'era altro modo per farla dormire. Nella culla era "persa" continuava a far versetti, a lamentarsi, appena messa a contatto, invece, rilassava tutti i muscoletti e si abbandonava al sonno.
Penso che questo metodo non valga solo con i prematuri, insomma dopo 9 mesi in utero, credo che nessun bambino possa stare meglio che pelle a pelle con la sua mamma!
Grazie per aver proposto la questione
Laura
Benvenuta Laura, e grazie di aver condiviso la tua esperienza.
EliminaSono d'accordo con te sul fatto che ogni bambino trova la sua migliore culla solo pelle a pelle con la mamma.
Esiste in proposito anche una teoria scientifica (Adolf Portmann, Ashley Montagu, citati in "Portare i piccoli", Esther Weber, Il Leone Verde, novembre 2007)secondo la quale il neonato umano ha "una nascita prematura fisiologica di 12 mesi", ovvero non raggiunge la completa maturazione in utero perché la sua testa non potrebbe passare attraverso il canale del parto. Questo significa che "il periodo di gestazione dovrà estendersi" ai 12 mesi dopo la nascita. Si parla a questo proposito di esogestazione.
A presto!:)
Anche a me sembra un'ovvietà e mi sorgono riflessioni amare sul rifiutare da parte di alcuni medici e infermiere questo contatto così naturale e femminile.
RispondiEliminaPurtroppo in alcune strutture ospedaliere questo rifiuto viene posto anche in assenza di patologie e/o problemi alla nascita.
EliminaCredo sia fondamentale sapere per difendersi, boicottare e riappropriarsi dell'evento nascita.
A presto!