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venerdì 28 settembre 2012

Aggiornamento sul nido…


Lo so, in questo periodo sono monocorde…

Ieri e oggi Binotto ha mangiato al nido!
Io ero preoccupata perché mangia solo pasta, riso o altri cereali in bianco, carne o pesce, parmigiano a volte, frutta solo omogeneizzata (da me!).
Invece se l’è cavata benissimo: non mangia quello che non vuole ma prende anche tre volte quello che gli piace! E ha mangiato anche la frutta a pezzi!
Ah, la mensa del nido è biologica.

Voglio condividerlo: mi sento felice e leggera!

E i vostri inserimenti come vanno?
A presto!

martedì 18 settembre 2012

Il primo giorno di nido… e il secondo…



Con una settimana di ritardo rispetto agli altri bambini - causa malattia - ieri abbiamo cominciato l’avventura del nido, insieme con l’inseparabile amico Winnie the Pooh.
Io sono stata presente ma piuttosto defilata, per non disturbare gli altri bimbi e per osservare le reazioni del mio piccolino.
Binotto è un gran curioso: dopo il mio incoraggiamento ha cominciato ad esplorare l’ambiente nuovo e si è impegnato nel collaudo di due cavallucci a dondolo di legno!
Ogni tanto si affacciava a controllare che io fossi ancora seduta sul divano dove mi aveva lasciato…


Al momento di andare a giocare in giardino le educatrici mi hanno chiesto di accompagnarlo perché da solo non voleva andare. Una volta fuori io mi son messa distante.
Lui era molto incuriosito dalla gran quantità di tricicli, macchinine, cavalcabili e piccole bici di cui l’asilo è dotato. Dopo un po’ è tornato dentro con un’educatrice e poi…non mi trovava più e si è messo a piangere! L’educatrice l’ha riportato fuori e mi ha chiamato subito, ma Binotto si era talmente convinto che io ero andata via che non mi vedeva nemmeno se gli ero davanti che lo chiamavo e salutavo!!
Però si è calmato in breve tempo e si è rimesso a giocare…


Dopo l’asilo l’ho portato a vedere l’ufficio dove lavoro, e lui è stato molto contento: c’erano un sacco di penne colorate con cui disegnare!
Ieri pomeriggio e stamani gli ho spiegato più volte che pian piano io andrò via dall’asilo per andare a lavorare e lui resterà a giocare, finché io tornerò a prenderlo per tornare a casa insieme.
Questa storia non gli piace molto, tanto che stamani voleva che chiamassi la tata per rimanere a casa a giocare con lei.
Invece siamo andati. Oggi lui si allontanava meno da me, non mi perdeva d’occhio un minuto per il timore che io me ne andassi. Dopo circa un’oretta che eravamo dentro il nido, sono riuscita a convincerlo ad andare insieme in giardino. Quando finalmente si è deciso a salire su un’altalena, l‘ho salutato spiegandogli che uscivo a fare una telefonata per lavoro e sarei tornata dopo poco tempo.
Avevo concordato con le educatrici di star fuori dieci/quindici minuti a seconda della sua reazione…
Son stata fuori ben trenta minuti, perché Binotto era tranquillo e sereno a giocare, prima sull’altalena e poi su una macchinina rossa che gli piace davvero tanto!
Quando son tornata era molto contento, ma non voleva andar via…
E quando, dopo un'altra mezzora, tutti i bambini uscivano, ho dovuto portarlo via in braccio mentre piangeva e urlava perché voleva rimanere!!!
Abbiamo fatto ridere tutti i genitori presenti: appena lo mettevo giù lui tornava alla porta per cercare di rientrare…


Inutile dire che spero tanto che vada avanti così!
Voi pensateci intensamente!
A presto!

mercoledì 12 settembre 2012

Crescere


Binotto sta crescendo alla velocità della luce … e non parlo solo di età anagrafica – ora ha esattamente 25 mesi e 22 giorni – ma di abilità e conoscenze che ogni giorno si sommano nel bagaglio di esperienze della sua piccola vita.

A luglio, in occasione del mio rientro a lavoro, ho trovato una tata che si prendesse cura di lui durante la mia assenza.
L’ho cercata a lungo, imbattendomi in numerose delusioni e ricominciando daccapo.
Alla fine ho incontrato la nostra Mary Poppins: una ragazza di 26 anni, studentessa in legge, grande amante dei bambini, umile, attenta, precisa.
Binotto è - per ora almeno - un bambino di grande carattere ma piuttosto timido. Gli piace molto stare in relazione, ma ha bisogno di tempi lunghi per conoscere le persone e capire se ha voglia di farle entrare nel suo mondo. Fa la stessa cosa con i giochi nuovi.
Io ho fatto entrare la tata in casa nostra a giugno e abbiamo trascorso un mese intero insieme io, lei e Binotto.
Quando, dopo più di una settimana, ho visto che mio figlio cominciava ad interessarsi a quello che lei gli proponeva, ho cominciato ad allontanarmi in un’altra stanza della casa e a lasciar loro la libertà di costruire una relazione.
Lei è stata molto attenta a non imporre la sua presenza e la sua fisicità, infatti non lo ha mai preso in braccio finché non è stato lui ad arrampicarsi addosso a lei.
Ogni tanto Binotto arrivava di corsa a vedere dove ero e cosa facevo, ma pian piano il tempo che loro due potevano trascorrere insieme a giocare senza che lui sentisse il bisogno di scappare a cercarmi si è allungato.
Negli ultimi dieci giorni di giugno ho cominciato ad uscire di casa senza il mio bimbo.
Io e Binotto, oltre ad essere soli, non abbiamo mai avuto aiuti esterni di alcun tipo, per cui fino a quel momento avevamo fatto tutto sempre insieme.   Quindi potrete facilmente capire come mi sia sentita un po’ spaesata e strana la prima volta che mi son trovata sola in strada senza lui, senza lui nella fascia, senza lui nel passeggino… sola con la mia borsa e l’aria.
Poi mi son lasciata prendere da quello che volevo fare: comprare pane e pesce fresco per il pranzo del mio bambino.
All’inizio son stata fuori una ventina di minuti circa, poi ho gradualmente aumentato fino ad arrivare al massimo a due ore.
Ho provato una gioia immensa nel constatare che Binotto non solo  non ha mai pianto ma è stato tranquillo a giocare con la tata, per corrermi poi incontro felice al momento del ritorno.
Poi è giunto il giorno del rientro a lavoro: sarei stata fuori casa per quattro ore filate. Ero comunque un po’ preoccupata e rammaricata di non aver fatto questa prova prima, ma fondamentalmente avevo anche una gran fiducia in mio figlio.
Mi sembra importante informarvi che Binotto si è convinto a lasciarmi andare a lavoro perché così potrò guadagnare i soldi  necessari a comprargli moto, scooter e vespa, di cui va matto! Ecco perché chiama il lavoro “Baa”, ovvero il verso che fa per indicare i suddetti motocicli.
Io sono tornata a lavorare e Bicci non ha mai pianto. Ci sono mattine in cui non ha tanta voglia che io vada via, ma poi io e la tata troviamo un modo per distrarlo e lui mi saluta affettuoso per andare sereno a giocare.



Sono fiera di me e di mio figlio, di essere stata capace di ascoltare i suoi bisogni e di aspettare pazientemente che i tempi fossero maturi per tutti e due, nonostante le difficoltà anche economiche che questo ha comportato.
Per me non c’è niente che sia più importante della serenità di mio figlio, del fatto che lui possa aver avuto il tempo di capire che io vado ma torno sempre, il tempo di interiorizzare la sua mamma, la sua base di solidità e sicurezza.

E’ vero che ho pagato la disponibilità mattutina di Binotto con lunghe sessioni di suzza pomeridiana e pisolini di trenta/quaranta minuti al massimo… ma ho pazientato ancora, perché speravo e sapevo che prima o poi anche questa fase avrebbe lasciato spazio a nuovi momenti.
Da pochi giorni il mio piccolo ha cominciato di nuovo a dormire un paio d’ora circa dopo pranzo. Si sveglia disperato solo se qualcosa lo ha disturbato ed ha ancora sonno. Allora arriva mamma con la suzza e si riaddormenta sereno.

In questi mesi – da giugno a ora – Binotto è cresciuto tantissimo: ora dice tante cose anche se non parla ancora perfettamente, è diventato la creatura più vivace del pianeta, corre a perdifiato, si arrampica ovunque, addirittura accende e spenge i fornelli – con mio grande disappunto e preoccupazione, naturalmente.
Io ho ritrovato anche la mia dimensione di donna e di lavoratrice, che si affiancano naturalmente a quella di mamma. Ho progetti professionali da varare e studi da portare avanti. Sento quindi il bisogno che ci sia spazio per tutte le parti di me: questo mi rende più serena e disponibile nel rapporto con mio figlio.

Quindi, dopo attenta e lunga riflessione, credo che sia il momento giusto per mandare Binotto al nido.

Ho scelto ed ottenuto – che non è poca fortuna – un nido pubblico molto bello che fa orario 8,00-14,00. E’ fornito di un grande parco confinante con la campagna, le educatrici hanno una formazione montessoriana e utilizzano metodologie e materiali Montessori di cui la struttura dispone, e questo mi piace molto. Quando sono stata a fare il colloquio informativo le insegnanti mi hanno confermato che avevo fatto bene ad aspettare, perché a questa età i bambini possono andare a godersi il nido e le opportunità che esso può offrirgli. 
Spero tanto che abbiano ragione, spero di aver fatto la scelta giusta. Anche se sono confortata dall’idea di avere un paracadute: se qualcosa andasse storto…c’è la tata!
Infatti, pur essendo rassicurata dalla competenza delle educatrici che ho incontrato e dal fatto che diversificano e adattano l’inserimento in base alla risposta del singolo bambino, sono un pochino preoccupata dal fatto che Bicci si troverà in un ambiente nuovo – fuori dalla sua casa – con adulti nuovi e tanti bambini – lui è un timido dai tempi lunghi, come già detto.
Ma, ancora una volta, sono fortemente fiduciosa in lui e in noi!
Si, questa volta ce la possiamo fare!

Le opinioni espresse qui a proposito dell’inserimento al nido rimangono invariate. Credo tuttavia che la faccenda cambi oltre i due anni di età, a seconda delle esigenze dei bambini, e del fatto imprescindibile che si rispettino i loro tempi.

La cosa più bella del rapporto con mio figlio è crescere, crescere insieme.

martedì 13 marzo 2012

Dolore di bambini, dolore di mamme: l’inserimento al nido.


"I bambini ci inviano dei segnali molto chiari, che noi dobbiamo considerare seriamente, anche se questo è in contrasto con il modo in cui siamo stati educati o che altri usano per educare i loro figli". Jesper Juul

"Il principio di una educazione senza violenza si riassume in tre parole: rispettare il bambino. La messa in pratica di tale rispetto è anch’essa molto semplice da definire: trattare il bambino come vorremmo che lui trattasse noi " Olivier Maurel

"Utilizzando un modo di comunicare fondato sulla chiarezza e sull'onestà, è possibile creare relazioni familiari basate sul rispetto e sull'arricchimento reciproco." Marshall B. Rosenberg



Ricevo e pubblico (dietro la sua autorizzazione) l’accorata richiesta di sostegno della mamma di Giulio, in crisi per l’inserimento al nido:

“Ciao Anna,
ti scrivo perché noi stiamo vivendo un momento molto particolare...oggi mi sento a pezzi…incompresa e sola...Giulio ha iniziato ad andare al nido da una settimana ... tra mezzi sorrisi amari e qualche lacrimuccia fino ad ora non era andata poi così male...ma ieri mi hanno detto che dopo un'ora il bimbo è andato in crisi e l'ho trovato in lacrime in braccio alla dada, mentre oggi quando sono andato a prenderlo, dopo il primo pranzo fuori, stava urlando come mai l'ho sentito fare...ho sentito venire meno la terra sotto i piedi e devo ancora smettere di piangere!
Avrà senso leggere, documentarsi, fare di tutto perché avvenga una nascita dolce e perché i primi momenti siano salvaguardati da traumi e interferenze, continuare a cercare di dare/fare il meglio, assecondarlo in quelle che sembrano essere le sue esigenze/richieste, e poi, d'improvviso, affidarlo a dei perfetti estranei, che non fanno altro che custodire un parcheggio per pargoli?

Ciao....la mail sopra risale a un paio di giorni fa...poi la rete non mi funzionava e io mi sono persa tra le mie e le sue lacrime  e il nostro dolore...ma da ieri sembra che le cose vadano meglio..così mi dicono le dade. In effetti non l'ho più sentito piangere come ti spiegavo sopra…ma non sono molto più tranquilla per vari motivi:
il primo è che non riesco ancora a fidarmi di loro, e poi perché il fatto che mio figlio smetta di piangere non vuol dire che sta bene..ma che si è arreso ai fatti, e la cosa non mi fa sentire molto meglio!
Forse sono un po’ troppo tragica...però sento il bisogno di chiederti un consiglio:
davanti alla possibilità di avere una persona amica di famiglia iper-fidata che starebbe con Giulio tre o quattro mattine la settimana..tu pensi che per un bimbo di un anno sia una soluzione migliore rispetto ad andare al nido? e poi rimandare l'inserimento a...quando? l'anno prossimo? oppure provare ad arrivare direttamente alla materna?...ognuno dice la sua e io sono così confusa! Monica”

Personalmente credo che l’asilo nido sia una “stortura” della società contemporanea, sia un non-luogo nel quale si parcheggiano i nostri figli per andare a lavorare, come se prendersi cura di loro ed accompagnarli nel periodo più importante e critico della loro crescita non sia un lavoro e un servizio reso alla società intera.

Inoltre non sono affatto convinta che l’inserimento al nido debba necessariamente passare attraverso il dolore non ascoltato (!) del bambino e della madre.

Mio figlio, ad esempio, ha tempi lunghi e io so che sarebbe sufficiente rispettare i suoi tempi per consentirgli di inserirsi serenamente in un nuovo ambiente con persone nuove, confortato inizialmente dalla presenza della mamma, per giungere poi ad accettare di salutarla e godere di quell’opportunità di fare nuove esperienze che gli è offerta. Ma non ho trovato alcuna struttura che, all’atto pratico, abbia messo in campo questo rispetto e abbia predisposto una strategia di ambientamento personalizzata.

Quando si forza l’inserimento al nido attraverso il non ascolto del pianto, del bisogno, del disagio del bambino si ottiene, forse alla fine, che quel bambino si adatti ad essere lasciato – abbandonato – in quella situazione, ma non potrà provare vera gioia di starci. E tutto questo ha un costo sociale piuttosto elevato. Basta guardarsi intorno!

Purtroppo la nostra è una società basata sul profitto, dove nessuno ha più tempo né pazienza di aspettare nessuno.
Come si può pensare di far mangiare un piccolo al nido dopo solo una settimana di “tragica” frequenza?

Sono convinta che sarebbe auspicabile l’esistenza di un progetto educativo veramente condiviso con la famiglia ed una reale continuità educativa casa/scuola, ma affinché ciò si possa realizzare sarebbe necessario sopportare e stimolare la presenza dei genitori dentro le strutture. E non credo che questo si concretizzerebbe in un disagio per i bambini, anzi.

Vorrei citare alcuni stralci da “La mia lettera all’educatrice di mia figlia” , scritta da Silvia, madre di una bambina di due anni e mezzo, reperibile sul sito nontogliermiilsorriso.org, ispirato all’opera di Alice Miller:

“Gentile educatrice,
[…]Ripensando al primo ambientamento della nostra bambina in un nido Montessori, ho pensato che come imparare a nuotare sia una buona metafora.
Spesso sento dire: “Se vuoi che un bambino faccia qualcosa, non dargli opzioni! Non fargli usare il salvagente se vuoi che impari a nuotare...” […]
La gente della mia generazione, una generazione che ha imparato a nuotare semplicemente venendo spinta nell’acqua alta a 5 anni, spesso odia i corsi di nuoto – e gli insegnanti di nuoto. […] la gran parte di noi dice: “Mi piace nuotare, ma per conto mio, niente corsi, per carità!”.
Così ho imparato a chiedermi sempre “Perché? Qual è l’obiettivo?” […]
Alcuni genitori potrebbero avere l’obiettivo di fare del proprio figlio un buon nuotatore il prima possibile. Magari vivono vicino a un lago pericoloso, quindi questa abilità è essenziale per la sopravvivenza. Perciò non importa a questi genitori forzare il figlio, lasciarlo piangere e gridare: deve nuotare il prima possibile, a loro non interessa se odierà nuotare, basta che la sua incolumità sia garantita.
Questo non vale per me: non viviamo “vicino ad acque pericolose”, quindi proponiamo a nostra figlia di nuotare perché l’acqua è divertente, è scoperta, ma non abbiamo come obiettivo “il prima possibile”: potrebbe nuotare con i braccioli fino a 10 anni, se questo è il modo più divertente e rilassante per lei, perché no?
Una delle ragioni per togliere i braccioli, mi si dirà, potrebbe essere che le scuole di nuoto hanno regole e standard, perciò se si decide di iscrivere un bimbo in una scuola di nuoto la famiglia deve accettare queste regole, altrimenti si deve insegnare da sé a nuotare ai figli. Però più piccolo è un bimbo, più flessibili queste regole devono essere, quindi una buona scuola di nuoto deve adeguarsi alla personalità di ogni piccolo allievo e al suo ritmo personale di crescita.
Ecco, penso che tutto quanto sopra si adatti bene alla scuola in generale: perché, per esempio, un ambientamento deve durare una, due, tre settimane? Ma perché una scuola non può avere genitori intorno per mesi? Be’, se parliamo di bambini sotto i 3 anni (penso, per esempio, all’opera di Mary Ainsworth), perché non avere genitori intorno se la felicità dei bambini lo richiede?
È un successo se il periodo di ambientamento dura una settimana anziché due? Significa che il bambino è più indipendente, più flessibile, ha più fiducia in sé? Non credo. Ricordo cosa lessi in un libro, Genitori con il cuore di Jan Hunt, che a un certo punto descrive una serra di rose con il giardiniere che, tutto agitato, cerca di aprire il boccioli e chiude con lo scotch le rose già fiorite, spiegando che le rose devono fiorire la settimana successiva, tutte insieme! Tutti penseremmo che è ridicolo, pensando ai fiori, ma stranamente ci sembra accettabile (anzi, scontato) cercare di fare la stessa cosa con i bambini.
Uno degli altri “miti” che sento spesso è: “Devi avere fiducia nel tuo bambino, devi credere che può farcela, quindi (per esempio) non tirarlo su dalla sua culla anche se piange, altrimenti gli confermi che è un posto terribile e non hai fiducia che lui possa farcela a stare da solo / non andare a prenderla a scuola dopo una sola ora solo perché chiama mamma, altrimenti le dimostri di non fidarti della sua capacità di stare da solo / ecc.” È vero che un bambino si può adattare a tutto. Ciò non significa che questo tutto sia sempre la cosa migliore e più felice per lui. Penso di dare molta più fiducia a mia figlia se le do ascolto quando si lamenta, piange, si oppone a qualcosa invece di farle pensare che non prendo il suo pianto seriamente. […]
Per agevolare l’ambientamento al nido Montessori, mi è stato consigliato di distanziarmi da mia figlia anche quando eravamo assieme, in modo da farle sperimentare che lei era una cosa diversa da mamma, divisa da lei. Non ho mai seguito questo consiglio (anche se veniva da un’organizzazione educativa molto apprezzata), anche perché il papà lavorava in un’altra città e la bimba non poteva vederlo ogni giorno. Cosa le rimaneva della sua famiglia? Volevo rassicurare mia figlia che volevo assolutamente stare sempre con lei e tenermela vicina, qualche volta non era possibile  […]
Il pediatra William Sears dice che il 90% delle madri da lui interpellate si sente a disagio con alcuni consigli che vengono dati loro, e osserva: “Perché preferiamo pensare che il 90% delle madri si sbaglia invece di pensare che un consiglio, per quanto radicato, sia sbagliato?”
Dopo tutte le nostre esperienze e considerazioni, ciò che desideriamo per nostra figlia ora è che cresca felice e a suo agio […]Abbiamo ritenuto che l’opzione di mandare nostra figlia a scuola sia il modo migliore per […] avere tante persone intorno.
[…]Amiamo pensare che sarà felice di alzarsi al mattino pronta ad iniziare le sue attività quotidiane (sebbene giorni tristi capitino anche alle persone più felici) e libera dalla rassegnazione che facilmente prende una piccola persona più debole soggetta alle decisioni del più forte. La cosa più bella è immaginare nostra figlia a scuola che ride di cuore come fa spesso a casa quando giochiamo. Ho anche imparato che, coi bambini, è un passo avanti e 3 passi indietro (omissis)... Così non saremmo preoccupati se, dopo aver passato la giornata perfetta a scuola, il giorno dopo volesse tornare a casa alle 10. Non lo vivremmo come un fallimento della scuola, degli insegnanti o di noi genitori nel fare di nostra figlia una bambina indipendente.”

Spero che questo post apra un luogo di confronto e discussione: qual è stata la vostra esperienza? Qual è la vostra opinione?

Grazie per i contributi che vorrete gentilmente lasciare. 
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