venerdì 21 dicembre 2012

Lo spirito del Natale


Il giorno di Natale è quasi arrivato.
Da anni non condivido la corsa agli acquisti natalizi: il regalo all’ultimo grido, magari tecnologico, i vestiti nuovi per la festa, il giocattolo più in per i bambini.
Amo il Natale da quando sono bambina, con lo stesso spirito di attesa e di condivisione. Amo l’occasione di condividere la casa e di addobbarla insieme, amo mangiare lentamente e la voglia di coccolarsi vicendevolmente. Amo stare dentro - perché è anche a questo che l’inverno ci chiama - per riscaldare e nutrire la nostra anima, per assaporare la lentezza dei giorni di festa. Amo essere in casa a giocare con i bambini, per costruire nuovi sogni e un rinnovato abbraccio intorno alla loro vita che cresce.


Amo il sorriso di chi è sorpreso per un pensiero inaspettato e la gioia del bambino per la scoperta della magia, che pure c’è davvero nella nostra vita.
Faccio pochi regali e, per quanto possibile, cerco di donare oggetti fatti da me, pensati e confezionati proprio per quella persona, irripetibili. Spesso regalo cose da mangiare, prodotte con amore e pazienza.
Credo che un’attenzione speciale vada riservata a quello che regaliamo ai nostri piccoli: facciamo in modo che la festa sia un’occasione per nutrire il loro stupore e la loro fantasia e per offrire nuovi stimoli alla loro creatività. Credo che un buon modo sia quello di evitare di donare giochi che non lasciano spazio all’immaginazione, che fanno tutto e sempre nello stesso modo.
Ci sono giochi che evocano l’idea interiore che quel bambino ha di quell’oggetto desiderato e gli consentono di costruire e colorare il suo personale mondo.
Non dimentichiamo i libri: un’occasione importante di arricchimento e condivisione.
E infine abbandoniamo la fretta e la competizione, facciamo spazio alla calma, alla condivisione e all’amore. E godiamoci il sorriso dei nostri piccoli!



Cari auguri di buon Natale!
A presto!

martedì 18 dicembre 2012

Prénatal crea Mommypedia: e tu hai qualcosa da aggiungere?

 

Forse ricordate che avevo già parlato qui dell’importanza della comunicazione verbale tra madre e figlio.

Quando nasce un bambino il mondo assume un significato diverso: magicamente riusciamo a notare sfumature e particolari che prima sembravano passare inosservati. Quando ci rivolgiamo al nostro piccolo il tono della voce diventa mellifluo, musicale, armonioso. E sembra quasi che il vocabolario non ci basti più, sembra che la nostra padronanza della lingua non ci soccorra per esprimere tutto quello che viviamo e che vorremmo trasmettere a nostro figlio. Ecco allora che coniamo termini nuovi o arricchiamo di nuovi, talvolta, improbabili significati le parole di ogni giorno. Nasce così quello che viene chiamato maternese o baby talk.

Dean Falk nel suo Lingua Madre ci spiega che Il maternese aiuta i bambini piccoli nell’apprendimento delle parole e della grammatica, tuttavia diventa sempre meno importante man mano che i bambini crescono e diventano linguisticamente più abili. Ed esso non avrebbe alcuna utilità se i neonati non avessero un sistema nervoso fatto su misura per l’apprendimento del linguaggio. Perciò natura ed educazione sono entrambe importanti nello sviluppo del linguaggio. La relazione tra baby talk e acquisizione del linguaggio nei bambini moderni prospetta l’interessante possibilità che il linguaggio primitivo possa essere scaturito da una preistorica forma di maternese.

Io non smetterò mai di stupirmi di come la natura ci crea perfetti!

Viral video by ebuzzing

Prènatal, che si cura di accompagnare i genitori nell’accoglimento e nella cura del nuovo arrivato con una vasta gamma di prodotti e servizi, crea Mommypedia: un dizionario enciclopedico e piattaforma social, composto dall’apporto di tutte le mamme ed i papà che vorranno condividere foto, video e le parole del cuore, quei vocaboli e significati che hanno aggiunto colore alla loro vita insieme alla nascita del loro bambino.

E fino al 21 dicembre prossimo Mommypedia è anche un concorso a premi, tramite il quale sarà possibile vincere un guardaroba per il proprio bambino del valore di 500,00 € in buoni acquisto. I vincitori saranno due e saranno scelti dalla giuria Prénatal tra i 50 foto e video più votati.

Per accedere a Mommypedia si può andare sul sito di Prénatal oppure iscriversi tramite Facebook.

E voi che cosa aggiungereste?

Buona fortuna!

 

A presto!



 


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Allergia all’albero di Natale


Negli ultimi mesi, purtroppo, Binotto ha manifestato varie allergie, con diversi tipi di sintomi.

La scorsa settimana sono stata lontana dal blog, perché ho cercato di curarlo e capire l’origine di una forte allergia che lo ha colpito con prurito sul corpo, bruciore agli occhi, rinite e ora asma.
Lunedì scorso ha visto coincidere l’ingresso dell’albero di Natale – vero - in sala, il ritorno all’asilo dopo una lunga assenza per influenza e lo scatenarsi di prurito e occhi rossi. Ho atteso il fine settimana per comprendere dove/quale fosse l’origine di tale manifestazione e mi sono rassegnata al fatto che poteva essere solo l’albero, l’unico cambiamento avvenuto in casa nostra.


Dopo essermi consultata con il pediatra, in questi giorni mi accingo a: smontare l’albero e cacciare di casa il povero abete spoglio, lavare tutte le decorazioni dell’anno scorso e rimontare tutto su un albero finto che ho comprato ieri sera, scegliendo tra i pochi rimasti nei negozi.

Io sono allergica, ma non ho mai saputo che esistesse anche l’allergia all’albero di Natale!
E voi?

Sembra sia dovuta alla polvere e alle muffe che albergano tra i suoi rami e foglie...
Ma pare che il rischio esista anche con quello finto a causa di acari e pvc...
Quindi se non risolveremo neanche così, saremo costretti a rinunciare all’albero!

A presto!

lunedì 17 dicembre 2012

Questo Natale fai un regalo selvaggio...anche all’ultimo minuto!!

Articolo sponsorizzato

 

Se, come me, in questo periodo siete sommerse da impegni lavorativi e familiari e vi rendete conto che rischiate di non riuscire a trovare un pensierino speciale per alcune persone che vi stanno molto a cuore, c’è una soluzione facile facile a portata di click: adotta una specie a rischio estinzione con il programma WWF natale 2012!

adozioni

 

Ben 13 specie animali in tutto il mondo sono a rischio estinzione: panda, orso bruno, orso polare, foca, pinguino, delfino, lupo, tigre, gorilla, elefante, ghepardo, leone, orango.

I motivi sono legati troppo spesso all’intervento dell’uomo: deterioramento dell’habitat naturale con conseguente difficoltà a proteggere la propria “casa” e a reperire cibo, mutate condizioni climatiche,bracconaggio.      
Scegliere di adottare una o più di queste specie significherà fare un regalo originale e prendere una posizione precisa. Si, perché la prossima specie a rischio estinzione potrebbe essere la nostra!

Per me è molto difficile scegliere, perché amo da sempre gli animali. Potremmo porre l’attenzione sulle specie a rischio nel nostro Paese: orso bruno, delfino, lupo.

Da molto tempo si cerca di tutelare la presenza dell’orso bruno nei nostri boschi, eppure l’orso bruno marsicano ed europeo continua ad essere a rischio di estinzione.

Il lupo, che per me è simbolo di anime selvagge e creative, è molto spesso vittima di bracconaggio.

Avete mai visto un delfino saltare felice in mare? E’ pura vitalità e gioia di vivere. Purtroppo ogni anno migliaia di loro rimangono impigliati nelle reti da pesca illegali.

Le adozioni servono a fare qualcosa per arrestare tutto questo, perché i nostri figli possano crescere e vivere in un ambiente che agevola la vita e rispetta le specie.

Esistono diverse possibilità:

adozione semplice, con peluche, digitale e la nuovissima I WWF YOU con applicazione per iPhone e Android.

Oltre alle singole specie, è possibile optare per la soluzione trio, scegliendo tra trio polare (foca, pinguino, orso polare), asiatico (panda, tigre, orango), africano (ghepardo, elefante, gorilla), italiano (orso bruno, delfino, lupo) e la novità 2012, il trio felino (leone, tigre, ghepardo).

L’adozione comprende un kit, il cui costo di spedizione è a carico del WWF. Le spedizioni sono rapidissime e se vi decidete all’ultimo minuto non ci sarà problema: il regalo sarà preceduto da una bellissima ecard recapitata nella casella di posta elettronica del destinatario, anche il giorno di Natale!

A questa bella iniziativa potremmo aggiungere la scelta consapevole di ciò che mettiamo nella borsa della spesa ogni giorno, un altro utile passo per tutelare ambiente, specie viventi e i nostri figli.

Cosa aspetti? Questo Natale fai un regalo selvaggio!

A presto!


 

 

 

 

lunedì 10 dicembre 2012

I nostri bambini


Dopo aver trascorso un fine settimana almeno impegnativo, oggi finalmente io e Binotto abbiamo cominciato ad addobbare il nostro albero!
Non posto foto perché è tardi e le devo ancora scaricare...

Vorrei solo condividere la consapevolezza che ogni cosa, anche la più banale, assume un significato ed una magia speciali se fatta insieme ad un bambino: attraverso i suoi occhi la vita è stupore e scoperta.


Auguro a me e a tutti voi un Natale speciale, in cui far rinascere ed accudire quel bambino che da qualche parte ancora alberga nella nostra anima.

A presto!

sabato 8 dicembre 2012

Biscottoni semi-integrali con fiocchi d’avena


La mia scelta di consumare prodotti biologici risale a molti anni fa, ma devo ammettere che la transizione completa al bio è avvenuta con la nascita di Binotto.
La filosofia che adotto è quella del poco ma buono, e produco in casa gran parte di quello che si può fare (pane, dolci, pizza, biscotti, ecc.), anche se vorrei ancora migliorare.
Mio figlio non ha mai messo in bocca un biscotto industriale per bambini, né un omogeneizzato e meno che mai una merendina. E ne sono felice!

La ricetta di questi biscotti è nata in modo completamente casuale, per usare quattro/cinque cucchiai di fiocchi d’avena cotti in acqua, avanzati dalla mia colazione.

Ingredienti:

Quattro/cinque cucchiai di fiocchi d’avena piccoli, ammollati e cotti in acqua bollente
100 gr farina integrale di grano tenero
100 gr farina 0 di grano tenero
Lievito per dolci naturale (cremor tartaro) 7 gr
2 cucchiai colmi di malto d’orzo
Acqua tiepida q.b.

Far bollire poca acqua, aggiungere i fiocchi d’avena piccoli, cuocere a fiamma bassa mescolando per tre minuti circa, spengere la fiamma e lasciar riposare con il coperchio finché i fiocchi non avranno assorbito tutta l’acqua e si saranno un po’ intiepiditi.
Aggiungere i due cucchiai di malto e l’acqua tiepida mescolando. Versare le due farine e il lievito setacciati continuando a mescolare fino ad ottenere un composto molto morbido (leggermente più compatto di quello di un dolce).
Foderare una teglia con carta da forno e disporre il composto a cucchiaiate abbondanti e ben distanziate. La consistenza molliccia dell’impasto non consente la creazione di forme.


Infornare a 180° ventilato per circa 20 minuti. Il mio forno ultimamente ha qualche problema, quindi vi consiglio di regolarvi sul funzionamento del vostro, aiutandovi con la prova stecchino. Lasciar finire di asciugare i biscotti con il forno spento e lo sportello semi-aperto.


Si otterranno dei biscotti ben dorati e croccanti esteriormente e con la consistenza interna di un dolce (tipo merendine per capirsi).


Io ho usato il malto d’orzo perché il suo aroma dà un gusto deciso, ma penso che si possano fare gli stessi biscotti anche usando malto di riso o mais e aggiungendo, per aromatizzare, cannella in polvere o semi di anice.

Sono velocissimi e strepitosi...infatti Binotto voleva mangiarli tutti!

Provate anche voi?
A presto!

mercoledì 5 dicembre 2012

Il nostro calendario dell’avvento home-made – Prove di riciclo creativo#3


Nella mia infanzia non c’è stata una tradizione di calendari dell’Avvento, se si escludono un paio di quelli con le finestrine da aprire che mi sono stati regalati da qualcuno.
Oltre a riceverne, amo molto preparare piccole sorprese per Binotto e le persone che mi sono vicine, così ho pensato che sarebbe stato bello creare una tradizione di calendari dell’Avvento per il mio piccolo.
Ma volevo che fosse qualcosa di speciale, creato da me esclusivamente per lui... così dopo vari tentativi di disegni, cartoncini e robe varie, si è accesa una lampadina nella mia testa, ed ecco il risultato:



Un calendario dell’Avvento ricicloso fatto con le vecchie calzine di Binotto unite da un nastro rosso di carta e decorate con i numeri ritagliati dalla stessa stoffa usata qui.


Lui ne è entusiasta!
E voi cosa ne pensate?
Avete fatto un vostro calendario dell’Avvento?

Con questo post partecipo al “mercoledì dell’arte” di Giorgia.


A presto!

venerdì 30 novembre 2012

Liberi di non picchiare



I bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, con solo certezze e niente dubbi, ma di esseri umani autentici, fatti di carne, non onniscienti ma sempre disponibili a imparare e a crescere.                      La famiglia è competente, Jesper Juul

I figli vogliono sempre collaborare e rendere contenti i loro genitori.                        La famiglia è competente, Jesper Juul

I bambini vogliono collaborare con i genitori e dare loro ciò che desiderano. Sono contenti quando possono farlo. I divieti e le critiche ottengono – come nel caso degli adulti – il risultato opposto.                       La famiglia è competente, Jesper Juul


Nel mese di novembre Non Togliermi il Sorriso e Genitori Channel hanno lanciato la rassegna Liberi di non Picchiare, alla quale mi unisco molto volentieri.
Sono un po’ in ritardo a causa delle influenze che hanno avuto la meglio su me e Binotto, ma spero che il mio contributo si riverberi anche sul mese prossimo tenendo viva l’attenzione su un argomento che mi sta veramente a cuore.
La mia opinione a proposito dell’utilizzo di comportamenti violenti nella relazione con i piccoli l’ho espressa diffusamente in questo post, con il quale, lo scorso luglio, ho aderito alla campagna A MANI FERME di Save the Children.
Nello stesso post ho fatto outing sul mio passato di figlia picchiata. Spesso si preferirebbe far finta che certe cose non fossero mai accadute ma, a mio avviso, quando non si è più capaci di farlo si può giungere a quella consapevolezza necessaria  a fare di noi delle persone e quindi dei genitori diversi. Genitori che non saranno infallibili, naturalmente, ma che riflettono sui comportamenti che mettono in atto nella relazione con i figli e che si pongono nell’ottica di imparare insieme a loro.
Amo molto le citazioni di J. Juul che ho trascritto in apertura di post e trovo molto preziosi nella mia esperienza di mamma in divenire i suoi libri, che spesso mi trovo a riprendere in mano quando ho bisogno di fare il punto e ritrovare il centro.

Purtroppo viviamo in una società che ha fretta, che non aspetta e non rispetta i tempi di nessuno, nemmeno dei piccoli. E questo secondo me è un grave errore, che avrà conseguenze future su tutti. Siamo compressi dentro tempi standard nei quali pensiamo di dover far entrare di tutto di più...e finisce che in questa fretta affollata di impegni non riusciamo più a goderci niente, né a trovare il tempo di fermarci a capire che cosa ci sta chiedendo nostro figlio con il suo rifiuto a collaborare, ad esempio. Oppure siamo talmente abituati a vivere dentro rapporti di potere che esprimere comandi, critiche e divieti ci sembra l’unica soluzione. Oppure ci siamo investiti di un ruolo al quale pensiamo di dover corrispondere e che ci porta a fare e dire cose che non si adattano al nostro vero io. Oppure le ferite subite nell’infanzia sono ancora così aperte e inconsapevoli in noi da renderci diversi da ciò che vorremmo essere. E’ in queste situazioni che, a volte, scatta il meccanismo perverso per cui imporsi e strattonare sembra più semplice di fermarsi ed ascoltare.
I motivi per cui la violenza, fisica o psicologica, sembra l’unica strada possono essere molti ma, come ricorda ancora J. Juul, nel momento in cui viene lesa la loro integrità, i bambini imparano che è consentito non rispettare i limiti delle altre persone! E questo si esprime nel mancato rispetto dei limiti dei genitori.
[¼]Gli adulti che usano questo metodo sono condannati al fallimento. Come si può infatti imparare a rispettare i limiti delle altre persone quando i propri vengono permanentemente violati?
E’ evidente che la [¼]paura è puro veleno per il rapporto profondo fra genitori e figli – cosa che naturalmente vale anche per il rapporto fra adulti. Personalmente non potrei provare alcuna soddisfazione nel capire che mio figlio accoglie una mia richiesta per paura di una mia reazione.
[¼]I bambini ci possono aiutare a ritrovare un linguaggio più personale, perché il loro modo di esprimersi è molto diretto. Basta provare a fermarsi ed ascoltare.
Se rispettiamo ciò che esprimono i nostri figli e cerchiamo insieme a loro una soluzione, anche loro imparano a rispettare i limiti delle altre persone. Se invece ne facciamo una questione di potere, anche loro più avanti gestiranno le cose in termini di lotta per il potere. (Tutte le citazioni precedenti sono tratte da Jesper Juul, La famiglia è competente, Saggi Universale Economica Feltrinelli, ottobre 2010).

Ecco che potrebbe costituire un valido aiuto provare a sperimentare un nuovo modo di comunicare, basato sull’ascolto reciproco e sull’empatia, quello che Marshall B. Rosenberg chiama Linguaggio Giraffa, perché le giraffe hanno il cuore più grande tra tutti i mammiferi terrestri, e quindi quale nome migliore per il linguaggio del cuore che Linguaggio Giraffa? contrapposto al Linguaggio Sciacallo. Mentre quest’ultimo cerca di convincere l’altro a far quel che noi vorremmo usando la punizione, la ricompensa, il senso di colpa, la vergogna, il Linguaggio Giraffa utilizza l’espressione di bisogni e desideri per attivare nella relazione l’empatia necessaria a rendere ognuno libero di dare all’altro, di rendere bella la vita o la giornata dell’altro per il gusto di dare dal cuore. (vedi Marshall B. Rosenberg, Educare con la comunicazione non violenta, Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2010 e Le parole sono finestre [oppure muri], Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2003 – volendo si può visitare anche il sito www.centroesserci.it, dedicato alla comunicazione non violenta).
Cheri Huber, con il suo Diventa la persona che vorresti incontrare, Oscar Mondadori, in modo molto diretto e semplice fornisce una serie di strumenti per aiutarvi a capire le vostre risposte alla vita che derivano dal condizionamento e a liberarvene, al fine di divenire la persona che vorremmo incontrare e divenire così capaci di impostare relazioni costruttive con gli altri. E con chi meglio che con i nostri figli?

Se è vero che l’avventura di essere genitori è molto complessa e faticosa, possiamo provare altresì a calarci nei panni dei nostri piccoli e tornare bambini noi stessi per comprendere quanto possa essere altrettanto complicato e faticoso crescere ed affermare la propria personalità.
Quando la giornata è andata proprio storta e nostro figlio sembra completamente irragionevole mentre noi sembriamo totalmente sordi, proviamo a prendere tempo: proviamo a chiudere gli occhi e a rivedere noi bambini. Proviamo a disegnare un boa che digerisce un elefante o una pecora o la cassetta per la pecora e proviamo a ricordare che non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. (Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, Tascabili Bompiani)
Ora riapriamo gli occhi e sorridiamo a nostro figlio.
In fondo è semplice.

E voi che cosa ne pensate?
Come impostate la relazione con i vostri figli?

Segnalo altri miei interventi su pedagogia dolce e non violenza nella relazione educativa, che considero strettamente correlati all’argomento di questo post:

“A MANI FERME”: con Save the Children dalla partedei bambini

La melodia dell’amore: la comunicazione tra madre efiglio. Divagazioni tra pedagogia dell’ascolto di Tomatis, lingua madre elinguaggio dei segni.

Dite.Una poesia di Janusz Korczak.

Il bambino è competente

Il tempo per noi

La cura della relazione madre/bambino


Vi invito, se non lo conoscete, a visitare il forum di Non Togliermi il Sorriso, dove potrete trovare le testimonianze di tanti genitori che interrogano il proprio cuore.


A presto!

mercoledì 28 novembre 2012

Decorazioni Natalizie handmade: I CUORI DA APPENDERE Lavori in corso#3 – Prove di riciclo creativo#2


Io e Binotto siamo stati sigillati in casa dal secondo potente attacco di influenza o virus, che tanto fa lo stesso.
Il mio piccolo, che si è ammalato per primo, ne avrà ancora per almeno una settimana e da sabato pomeriggio mi sono aggiunta io, che ho una gola che non riesco praticamente a parlare dal dolore...
Praticamente abbiamo guardato Novembre passare fuori dalle finestre di casa... speriamo che con Dicembre vada meglio!

Dopo aver preso spunto dal post di Katia del blog mille idee in una tazza, conosciuto attraverso tante idee per un riciclo di lineecurve, ho deciso di coinvolgere Binotto nella creazione di piccoli cuori imbottiti da appendere all'albero.
Un’idea per rinnovare e aumentare le nostre decorazioni natalizie a costo zero e trascorrere un po’ di tempo creativo insieme, visto che lui è ormai un leone in gabbia...


Per l’interno abbiamo usato prima il vassoio di polistirolo dei cachi e poi del semplice cartone, riciclato da una scatola.
Per l’esterno abbiamo utilizzato una stoffa bianca e rossa comprata circa dieci anni fa e della quale non ho mai saputo che fare.
Matita, forbici, colla vinilica e uno spago sottile.


Procedimento:
Abbiamo disegnato i cuori sul polistirolo e sul cartone e li abbiamo ritagliati. Abbiamo tagliato delle strisce di stoffa rossa. Abbiamo cosparso ben bene i cuori con la colla, li abbiamo adagiati all’interno delle strisce rosse, e abbiamo fatto aderire la stoffa al materiale sottostante creando un piccolo bordo. Abbiamo messo da parte per far seccare la colla.   
Nel frattempo abbiamo disegnato e tagliato dei cuori nella stoffa bianca, avendo cura che fossero più piccoli dei precedenti. Quindi li abbiamo incollati su entrambi i lati del cuore rosso.
Con delle forbici appuntite abbiamo forato la stoffa e inserito lo spago, un nodino doppio e ...voilà!


Non sono bellissimi?

Binotto ne è molto fiero, e non vede l’ora di avere l’albero in casa!


E voi avete iniziato con i preparativi?
A presto!

lunedì 26 novembre 2012

Baciditrama


Post sponsorizzato


Baciditrama è una linea di abbigliamento tutta femminile, ideata da una donna per le donne.
Baciditrama è moda e colore.
Baciditrama è Susy Bonollo, una donna coraggiosa che lavora con amore e passione per realizzare il suo sogno di produrre abbigliamento in maniera eco-sostenibile.


Le materie prime che utilizza – cotone, canapa, lana, bambù, lino – sono esclusivamente ecologiche, coltivate con metodiche organiche, senza l’uso di pesticidi chimici di sintesi, fertilizzanti e defolianti. Durante le varie fasi di lavorazione vengono rispettati i severi parametri del Global Organic Textile Standard, che garantiscono rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.
Per quanto riguarda la lana, scegliere un prodotto con lana organica vuol dire anche che gli animali sono allevati senza l’uso di pratiche invasive e violente.
Indossare un capo con queste caratteristiche significa scegliere qualità e futuro: qualità, perché sarà non solo bello ma anche sano e sicuro a contatto con la nostra pelle e futuro, perché coltivare biologico significa rispettare la terra e garantirne la fertilità a lungo.
La produzione è completamente made in Italy, perché valorizzare l’accuratezza e la tradizione della nostra industria manifatturiera, nonché la dignità dei lavoratori, è parte integrante del progetto di Susy.
Il suo obiettivo è trasmettere una nuova filosofia di vita attraverso un prodotto innovativo, che emozionerà per la sua naturalezza, richiamandoci ad una maggiore consapevolezza di noi stessi, degli altri e della nostra Madre Terra.

Visitando il sito di Baciditrama potrete apprezzare lo stile e la fantasia dei modelli proposti nel colore e nel taglio.
E per chi volesse toccare con mano e lasciarsi incantare dalla morbidezza dei tessuti, prossimamente Baciditrama sarà presente in un paio di fiere rispettivamente il 1° e il 2 dicembre a Bolzano alla fiera Biolife e dal 14 al 16 dicembre a Milano presso le Fonderie Napoleoniche Eugenia per GreenChristmas.

Io ho una pelle allergica e problematica, che esige cure e attenzioni: ho provato un vestito di Susy e non vorrei più separarmene!

E voi avete mai indossato abiti prodotti con tessuti organici?
A presto!

Le foto sono fornite da Susy Bonollo.

giovedì 22 novembre 2012

Lavori in corso #2 Prove di riciclo creativo


Negli ultimi tre anni ho fatto due traslochi, di cui uno mentre ero in gravidanza, e in quelle occasioni mi son resa conto in maniera inequivocabile di quanti oggetti ormai inutili accumuliamo nelle nostre case. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto buttare via tutto e sentirmi leggera.
Ho regalato praticamente tutto ciò che a me non serviva e poteva essere riutilizzato. Ho però continuato a trascinarmi dietro e riporre, in attesa di destino, oggetti che non uso più ma non possono neanche essere riutilizzati tal quali, perché ormai deteriorati: vecchi pigiami, camicie o magliette che si son bucati per l’uso o i lavaggi.
Tempo fa ho trovato l’idea giusta girovagando in rete (ma ahimè non ho salvato il link) e nella vetrina di un negozietto creativo nella cittadina dove vivo.
Si può dare nuova vita ad un pigiama vecchio, come quello che io ho usato in questo caso, facendo così:

lo tagliate a strisce della grandezza che preferite, cercando di ottenere quanto più possibile una lunga striscia continua in modo da far poche giunte, quindi lo lavorate con un grosso uncinetto – io ho usato un 10 mm-15 cm – ma si possono usare tranquillamente anche dei grossi ferri da maglia, avendo cura di sbizzarrire la vostra fantasia.
Quello che sto cercando di fare è un nuovo tappetino per il bagno:



Un altro lavoro in corso, lo so, ma la mia testa e le mie idee non hanno fermezza...
Spero di aggiornarvi presto con il risultato finale!
Provate anche voi?

Con questo post partecipo alla bella iniziativa di Lineecurve


Vi invito a visitare il suo blog, che pullula di effervescente creatività!
A presto!

domenica 18 novembre 2012

La melodia dell’amore: la comunicazione tra madre e figlio. Divagazioni tra pedagogia dell’ascolto di Tomatis, lingua madre e linguaggio dei segni.




Qualche giorno fa ho letto in rete che è stato pubblicato un libro, Mamma parla con me di Nancy Cadjan, sull’uso del linguaggio dei segni con i neonati e comunque per tutto il periodo tra la nascita e la progressiva acquisizione del linguaggio parlato.

Sono curiosa di leggere questo testo, perché l’argomento mi lascia perplessa, in quanto credo che l’uso del linguaggio dei segni, come di ogni altra forma di linguaggio codificato, presupponga delle capacità logiche che il neonato ancora non possiede. Ritengo inoltre che il neonato apprenderà il tipo di linguaggio che gli verrà trasmesso/insegnato.
Sicuramente sono una grande estimatrice della parola pronunciata e del valore dell’ascolto, ma è anche noto che il contatto vocale con la madre è fondamentale per il piccolo fin dalla vita in utero.
In ogni caso questa notizia mi ha stimolato a fare delle riflessioni che vorrei condividere. 

Innanzitutto mi ha fatto riprendere in mano un libro bellissimo e interessantissimo che ho letto all’inizio della gravidanza: La notte uterina di Alfred Tomatis.  Partendo dalla fisiologia e neurologia del sistema uditivo, l’autore - otorinolaringoiatra francese specializzatosi in ricerche pioneristiche sul rapporto tra ascolto, psicologia e comunicazione, nonché fondatore dell’audiopsicofonologia o Metodo Tomatis - ci fa letteralmente entrare nel mondo sonoro del feto che, già dal quarto mese di gestazione, sarà dotato dell’apparato acustico che gli consentirà di ascoltare i suoni che abitano il corpo materno, crescere, evolversi e comunicare con la propria madre e con l’esterno. Il testo puntualizza l’importanza fondamentale dell’ascolto quale base per la costruzione della relazione primaria e punto di partenza di una pedagogia improntata ad amore e rispetto.
E’ noto ormai che ciò di cui nutriamo i nostri figli, fin dal loro formarsi nel ventre materno, non è solo cibo, ma interazione e relazione.     Tomatis parla proprio di imprinting linguistico[1], spiegando che “La voce materna costituisce, indubbiamente, l’’impasto sonoro’ sul quale si modella il linguaggio. La madre esprime il suo passato, i suoi sentimenti e, in particolare, il suo amore attraverso un materiale acustico assai specifico percepito in modo singolare dal feto, seguendo un processo del quale non sapremo mai valutare abbastanza il valore.”[2] E aggiunge “E’ più che evidente che la trasmissione di vita, attraverso la voce materna, si realizza solo se la madre, investita della sua maternità, impregnata di questa pienezza, conscia del suo impegno, può manifestare la sua gioia di vivere, il suo benessere. Per questo, nel corso della gravidanza, deve vivere in un clima di armonia, in un ambiente caldo che la renda cosciente di quello che, dentro di sé, si evolve e si perfeziona.”[3]
E qui pone l’accento sull’opportunità di vivere la gravidanza con consapevolezza: “La preparazione della donna in gravidanza ha un’importanza considerevole perché diventi donatrice di vita e d’amore. La sua voce sarà, allora, il supporto materiale del messaggio essenziale indirizzato al bambino per tutto il tempo dell’attesa. A sua volta il bambino prepara il suo apparato uditivo a ricevere la voce che costituisce il suono della vita. Di questa voce, percepita al di là del linguaggio, decantata dal suo contenuto semantico, verbale, non resterà che il timbro cadenzato, in funzione del ritmo parlato specifico della madre. Questo è il ritmo che il bambino, alla nascita, riconoscerà fra tutti e ricercherà per tutta la sua esistenza.”[4]   La voce della madre sarà  ed è, quindi, la musica che accompagnerà tutto il nostro percorso in vita di esseri umani.
“[¼]noi chiediamo spesso alle gestanti di parlare e di cantare al bambino che portano dentro di loro. Consigliamo anche di provare ad ascoltare quello che il loro piccolo può aver voglia di esprimere. E’ importante che si instauri un dialogo, un vero dialogo d’amore, di quell’amore che illumina la voce della madre nella banda preferenziale in cui si manifesta il suono della vita.
E’ in questa banda molto speciale che si situa, nella voce della madre, un vero linguaggio, l’unico che introduce la nozione della vita che la madre porta in sé, al di là di ogni semantica, di ogni fibra affettiva.”[5]
Poiché il ricordo non è solo un fatto cerebrale, la memoria di questo dialogo sonoro, dell’armonia di questa relazione amorosa sarà conservata in tutto il corpo del neonato prima e dell’adulto poi, così come ogni esperienza che modellerà il suo approccio alla vita. Su questa, come su altre considerazioni affini, si basa anche molta pedagogia teatrale, compreso il metodo che io utilizzo nel condurre i miei laboratori.
E’ interessante tener presente che alcune discipline fisiche e mediche credono che le memorie inscritte sul corpo contribuiranno a determinare lo stato di salute e le eventuali patologie da cui la persona sarà caratterizzata, piuttosto che affetta.

In questo testo sorprendente e multiforme Tomatis esprime una meravigliosa definizione dell’universo femminile quale portatore di creatività e di vita: “Essere femmina significa portare un germoglio. Essere donna è portare un bambino. Essere madre è portare un individuo.”
E prosegue a proposito l’interazione madre/feto: “La madre deve parlargli, deve imparare a comunicare, a dialogare con lui. Le basterà lasciar vibrare in sé l’essere per poter trovare le parole della vita, i canti d’amore diretti a questa parte di sé che si fonde nel bambino che porta. [¼] E’ dal calore affettivo contenuto in una voce gradevole e dolce, amorosa e comprensiva che egli saprà cogliere ciò di cui ha bisogno. Non c’è nulla di complicato, in fondo.”[6]
Sarebbe molto utile che tanti corsi pre-parto, anche pubblici, fossero improntati a questo principio basilare, per cui l’ascolto reciproco e attento costituisce il punto di partenza per la creazione del rapporto primario e per tutti i rapporti che verranno nel corso della vita.


Sembra inoltre che l’interazione vocale tra madre e neonato stimoli il piccolo all’apprendimento della lingua – detta madre, appunto - al fine di poter comunicare in modo efficace con la mamma. Su questo tema ho acquistato Lingua madre di Dean Falk, che aspetta pazientemente di essere letto.
L’autrice, direttrice del dipartimento di Antropologia della Florida State University di Fort Lauderdale e esperta in evoluzione del cervello e neuroanatomia comparata, analizza il raggiungimento della postura eretta dei nostri progenitori, avvenuto tra i sette e i cinque milioni di anni fa. A questo evento la studiosa associa la nascita del linguaggio: in un’era in cui le madri erano costrette a poggiare in terra i piccoli per raccogliere cibo, l’unico modo per calmare la loro ansia era l’utilizzo della voce, attraverso l’emissione di vocalizzi, costituiti da rudimentali sonorità melodiche che si sarebbero successivamente evolute in una forma di proto linguaggio, e sopravvissute fino a noi attraverso il maternese, la lingua musicale e affettiva con cui in tutto il mondo le madri si rivolgono spontaneamente ai piccoli. E’ proprio per implementare questa comunicazione che il bambino sviluppa il linguaggio, infatti la Falk ritiene questa «musica parlata» fondamentale per l’apprendimento della lingua e per la maturazione emotiva e sociale, nonché nello sviluppo di abilità artistiche, quali il canto, ad esempio. (Dean Falk, Lingua madre. Cure materne e origini del linguaggio, Bollati Boringhieri Editore, Torino, 2011)

Sembra comunque che anche l’acquisizione della postura eretta sia stimolata dal bisogno di ascoltare e comunicare. Infatti anche Tomatis spiega “Il corpo assume la posizione verticale per tendere l’orecchio, ed è per diventare un totale orecchio, una sorta di antenna all’ascolto del linguaggio, che l’uomo si vede dotato di un sistema nervoso che risponde alla realizzazione di questa funzione.”[7]  

L’espressione dei bisogni del neonato passa notoriamente attraverso il pianto. La madre potrà imparare a distinguere l’origine del problema affinando l’ascolto e giungendo a riconoscere le diverse qualità e sonorità del pianto del suo bambino: quello da fame, quello da sonno, da noia, ecc.  Sarà la sua voce melodiosa e il contatto del suo corpo caldo che restituiranno serenità e forniranno appagamento al piccolo. Ed è attraverso lo sviluppo di questa relazione amorosa che il bambino crescerà forte e sicuro.


Personalmente trovo che la lingua dei segni sia uno strumento molto utile, la cui conoscenza meriterebbe una maggiore diffusione, soprattutto al fine di limitare ostacoli alla possibilità di comunicare in caso di difficoltà uditiva e linguistica. Tuttavia credo che se il neonato sapesse usare i segni allora saprebbe anche parlare! Insomma non si tratta di un problema di fonazione, ma di immaturità cognitiva fisiologica.
Ciò non toglie che tra madre e bambino si sviluppi anche una dinamica gestuale che completerà e arricchirà l’arcobaleno della loro relazione.

E voi che cosa ne pensate?
A presto!





[1] Alfred Tomatis, La notte uterina, Red Edizioni, Milano, 1996, 2009 – red!, Milano, 1996, 2009, pag. 147
[2] Op. cit., pag. 147
[3] Op. cit., pag. 147
[4] Op. cit., pag. 148
[5] Op. cit., pag. 150

[6] Op. cit., pag. 229
[7] Op. cit., pag. 128

giovedì 15 novembre 2012

Un incontro con la pedagogia Montessori: Libertà e Amore


Ricevo da Monica, una mia amica che ne ha curato l’organizzazione, la notizia di un incontro pubblico con Elena Balsamo e Paola Collina, dal titolo “Libertà e Amore”, lo stesso titolo dell’ultimo libro della Balsamo (di cui trovate qui il link con possibilità di leggerne alcune pagine).

“L'incontro, dedicato a Maria Montessori e al suo approccio al Bambino, si terrà sabato prossimo, 17 novembre, alle 10,30 a Ozzano Emilia, alle porte di Bologna. Avremo come relatrici Elena Balsamo, mamma, pediatra omeopatica e scrittrice di alcuni libri tra cui Libertà e amore, e Paola Collina, ex maestra di formazione montessoriana, che collabora con l'Opera Nazionale Montessori per diffondere il metodo nella scuola e tra i genitori (le due relatrici stanno conducendo a Bologna un corso di educazione montessoriana per genitori). Forse ci sarà la straordinaria testimonianza di una maestra novantenne formata da Maria  Montessori in persona.
L'evento avviene grazie al supporto di Amici della Terra di Ozzano, che hanno accolto con grande entusiasmo la mia proposta  di organizzare questo incontro e hanno messo a disposizione la casa dell’associazione, dove sono manifeste le tracce delle attività di soci e volontari legate al consumo consapevole, alla sensibilizzazione verso un modo di vivere ecologico e alla ricerca di convivialità e condivisione sociale che sembrano non avere collegamenti con l’argomento dell'incontro. In realtà questi sono piccoli passi in cui noi crediamo molto per una trasformazione della società e del mondo, che riteniamo debba partire proprio dal protagonista di oggi, IL BAMBINO. Non nel senso di impartirgli lezioni e nozioni, ma - facendo propria una visione montessoriana - la nostra proposta parte dall’osservazione e dall’apertura verso quello che noi possiamo apprendere da lui: infatti, se guardiamo bene, nel bambino, al suo stato naturale, è  innato il senso dell’amore, dell’armonia,  della solidarietà, del rispetto. Quindi quello che cerchiamo di proporre è una TRASFORMAZIONE DEL MONDO ATTRAVERSO LA LUCE DEL BAMBINO.
I bambini sono semi di luce che cercano negli adulti amore, ispirazione, guida e la promessa di un mondo di armonia e generosità. A noi adulti spetta la grande responsabilità di offrire loro un terreno in cui far germogliare la luce che è in ognuno di noi (…)

Per maggiori informazioni scrivetemi a artemamma (at) gmail.com e vi invio il volantino in formato pdf.
Ringrazio Monica dell’informazione e spero che qualcuna delle mie lettrici possa partecipare e raccontarci l’evento.

A presto!



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