“Svezzamento secondo natura” della Dr.ssa Michela Trevisan,
biologa nutrizionista, madre di due figli, Terra Nuova Edizioni, è un libro che
merita ben più di una lettura.
Il testo è un vero e proprio trattato di ecologia della nutrizione, nel quale si trovano informazioni preziose circa la composizione e
la salubrità dei cibi destinati ai bambini, a cominciare dal latte materno, offre
schede dettagliate su proprietà nutrizionali ed età di introduzione degli
alimenti, suggerisce quali utensili usare e come preparare la tavola per i
piccoli, oltre a come gestire il momento del pasto. Inoltre illustra le tecniche di cottura basilari e propone
ricette specifiche per i bambini in svezzamento e per tutta la famiglia. Interessante
una breve appendice finale dedicata all’utilizzo del cibo come medicina.
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Michela Trevisan spiega che lo svezzamento e il nutrimento,
oltre a rispondere ad un bisogno fisiologico, sono atti culturali, attraverso i
quali si trasmette la cultura familiare dell’alimentazione, e sono atti
emotivi, attraverso i quali si comunicano emozioni e sentimenti circa il cibo e
l’atmosfera domestica.
E rimette la famiglia al centro, l’unica che è in contatto
diretto con quell’individuo unico che è il proprio figlio.
“Il momento dello svezzamento [...] è un importantissimo passaggio educativo,
la situazione in cui noi genitori aiutiamo i figli a formare il proprio gusto
che gli servirà per scegliere alimenti salutari, per loro e per il pianeta. I
bambini infatti ci osservano con grande attenzione quando prepariamo il cibo,
mentre apriamo una busta di verdure o pasta surgelata, oppure quando li
portiamo con noi al mercato a fare la spesa o, ancor meglio, se raccogliamo le
verdure direttamente dall’orto.
Tutto questo fa parte
dell’importantissimo atto di svezzare i nostri bambini.
Per questo è importante
recuperare il gesto, recuperare la sostanza, recuperare anche la capacità di
osservare il bambino e non tanto di fissare l’attenzione solo sul cibo.
Le tabelle spesso sono
rigide e fredde, descrivono come preparare la pappa e quanta ne deve mangiare
il bambino, ma non descrivono i suoi gusti, non danno indicazioni sul
tramandare i sapori e quindi la tradizione, il pensiero di quella famiglia. Il
bambino è un essere unico, diverso da tutti gli altri, manifesta fin da piccolo
i suoi gusti e le sue esigenze attraverso delle richieste. Uno dei compiti
dell’esser genitori è proprio quello di imparare a conoscere i bisogni del
proprio figlio e come assolverli”.
L’autrice pone l’accento sulla necessità di utilizzare materie
prime biologiche e alimenti in linea con il naturale avvicendarsi delle
stagioni, che saranno quindi in grado di trasmettere all’organismo l’energia
giusta ad affrontare il momento dell’anno corrispondente e lo preserveranno da
contaminazioni chimiche dannose per la salute.
Di seguito propongo un’intervista che la Dr.ssa Trevisan mi ha
gentilmente rilasciato un po’ di tempo fa e per la quale la ringrazio
moltissimo, visto che, presa dalla mia curiosità di mamma, le avevo rivolto
veramente tante domande.
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Nel suo libro
“Svezzamento secondo natura” lei spiega che il bambino nasce sterile. Qual è il
legame tra questa affermazione e l’alimentazione del neonato prima e del
bambino poi?
M.T. L'alimentazione è il
veicolo attraverso il quale il bambino introduce nell’organismo i batteri che
andranno a colonizzare l'intestino. I batteri della flora batterica svolgono un
ruolo fondamentale nella maturazione del sistema immunitario attraverso la
produzione di sostanze diverse a seconda del tipo di batteri presenti. Nei
bambini allattati al seno si avrà una prevalenza di Bifidobatteri, che
producono sostanze in grado di stimolare correttamente la maturazione del
sistema immunitario, mentre nei bambini allattati artificialmente troviamo una
prevalenza di Clostridi, che orientano il sistema immunitario verso una
risposta di tipo allergico.
Secondo le
raccomandazioni dell’OMS “tutti i bambini dovrebbero essere
esclusivamente allattati al seno per i primi sei mesi di vita (26 settimane).
Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal nostro Ministero della Salute,
l’allattamento al seno dovrebbe poi continuare per due anni e oltre, secondo il
desiderio della mamma e del bambino.” Concorda
con queste indicazioni?
M.T. Sicuramente, e questo è sempre possibile.
Sembra un'affermazione infondata, ma solo perché abbiamo perso l'abitudine di
compiere un gesto molto semplice: la condivisione di latte materno. Molte mamme
possono produrre un po' di latte in più che può essere donato ai figli di amiche
e parenti, fresco o congelato con i necessari accorgimenti. Invece, nonostante
tutta la comunità scientifica non abbia dubbi sulla superiorità del latte di
donna o, per meglio dire, della sua non riproducibilità in laboratorio, il
primo consiglio spesso dato alle mamme, ancor prima che diminuisca la
produzione di latte, è quello di aggiungere latte artificiale, un latte che
cerca di mimare il latte materno composto dalle sostanze fin qui scoperte nell’originale
latte materno e limitatamente alla lavorazione industriale possibile... E’ come
pensare di ricreare un seme in laboratorio partendo dai componenti di base:
minerali, vitamine, amminoacidi... si può pensare che possa germogliare come
quelli prodotti naturalmente dalle piante? E il latte artificiale potrà far crescere
in modo equilibrato i bambini? Lo scopriremo con il tempo raccogliendo dati su
bambini allattati artificialmente.
Perché dopo i sei mesi di età del bambino il latte di mamma sembra non
bastare più?
M.T. Perché il bambino, iniziando a muoversi,
consuma più energia e gli occorre un'adeguato supplemento di calorie. Questo è
il motivo per cui si inizia con pappe di cereali, ricche di carboidrati. Inoltre si parla di carenza di ferro, ma questo
elemento è carente nei bambini a cui è stato praticato il taglio precoce del
cordone ombelicale (ovvero il cordone è stato tagliato prima che fosse
terminata la pulsazione – ndr). Le riserve di ferro in natura durano almeno
fino all'anno, spesso anche oltre.
Proviamo a fare un po’
di chiarezza: cosa significa esattamente svezzare?
M.T. Il termine
svezzamento è molto criticato e si sta cercando di sostituirlo con
“alimentazione complementare”. Potremmo dire che è un percorso attraverso il
quale il bambino impara a conoscere il colore e la consistenza degli
alimenti che già ha assaporato nel
liquido amniotico prima e attraverso il latte materno dopo. Gli alimenti che
gli verranno presentati durante questo percorso saranno memorizzati come
alimenti sani, da preferire nell’alimentazione, perché selezionati dalla
famiglia per sopravvivere meglio e riprodursi con maggiore probabilità. Quindi
se ai bambini, in questa fase delicata, proponiamo biscotti industriali o
verdure fuori stagione o cereali con aromi nella composizione, questo è ciò di
cui impareranno a nutrirsi.
Esiste un’età standard
per lo svezzamento?
M.T. I pareri non sono
concordi, in linea di massima si consiglia di svezzare tra i 6 e gli 8 mesi... Il
bambino però deve essere d'accordo! Comunque questa è un'età media, a volte i
bambini hanno tempi personali di sviluppo, alcuni bimbi hanno una dentizione
molto ritardata, manifestando conseguentemente uno sviluppo ritardato (sempre
rispetto alla media...) dell'apparato digerente.
In cosa consiste e come
viene praticato invece l’autosvezzamento?
M.T. Al bambino, invece
che pappe, vengono proposti alimenti direttamente dal piatto dei genitori. Se i
genitori mangiano cibo adeguato ovvero non trattato con sostanze chimiche - pesticidi,
conservanti, ecc -, fresco, non raffinato industrialmente, evitando alimenti
come salumi, cozze, fritti e soffritti, e il bambino ha già i denti, in fin dei
conti è quello che probabilmente facevano i nostri nonni. Ma per poterlo mettere
in pratica nella maggior parte dei casi bisognerebbe prima svezzare i genitori
dall'alimentazione industriale del supermercato.
Con cosa e come cominciare allora l’introduzione di nuovi alimenti?
M.T. Si può iniziare da
creme di cereali e brodo vegetale o da centrifughe di verdura o frutta diluite
in acqua. Ogni svezzamento deve essere personalizzato, contestualizzato
nell'ambiente familiare, come lo sono gli altri percorsi di crescita del
bambino.
Che cosa rende il latte
vaccino allergizzante? E’ necessario
introdurlo nell’alimentazione del bambino? In una domanda sul mio blog una
mamma, preoccupata della presenza di pus nel latte vaccino, chiede a cosa serve
e con cosa si può sostituire.
M.T. Il latte vaccino è
l'alimento più adeguato alla crescita del vitello neonato. Equivale al latte
materno per i bambini.
Il vitello assume il
latte vaccino ben oltre l'indipendenza motoria e così dovrebbero fare anche i
nostri cuccioli. Il latte vaccino dato ai bambini può scatenare allergie,
favorire la comparsa di diabete e altre patologie. Contiene 4 volte le proteine
del latte materno e l'eccessivo consumo di proteine nei primi due anni di vita
è stato messo in correlazione con l'obesità infantile dei 4-5 anni. Per questi
motivi il latte è sconsigliato al di sotto del primo anno di vita, con forti
dubbi sulla sua adeguatezza nei primi tre anni.
Dovrebbe essere
sostituito dal latte materno, in sua mancanza da un'alternanza di yogurt (non
alla frutta!) e latti vegetali fortificati con calcio.
Che differenza c’è tra
latte vaccino e latte di capra? Spesso di sente dire che il secondo è più
digeribile.
M.T. Nel latte di capra i
grassi sono presenti in globuli più piccoli e più digeribili e anche la caseina
fiocca nello stomaco in fiocchi più piccoli rispetto a quella del latte
vaccino, ma è comunque un latte adatto alle caprette per uso quotidiano!
Tante madri sembrano
convinte che liofilizzati e omogeneizzati – che lei definisce giustamente
“scatolette per bambini” - siano più sicuri dei corrispondenti alimenti
comprati freschi e lavorati in casa. Questa idea unita al consiglio di molti,
troppi pediatri, fa si che molti bambini facciano la prima conoscenza di carne,
pesce e latticini attraverso questa forma standardizzata. Lei cosa ne pensa?
M.T. Ha senso dare a un
bambino un alimento che non può essere preparato in modo casalingo? Gli stiamo
dando un alimento o un farmaco? Se è un farmaco vuol dire che pensiamo che il
bambino sia malato e quindi è giusto ricorrere a preparazioni speciali. Se il
bambino è sano è corretto che venga nutrito con alimenti preparati in casa.
Sul sito Guida
consumatore – la rivista online che rende il cittadino consapevole e informato,
in una sezione dedicata allo svezzamento si legge “Sicuramente,
i primi alimenti che verranno aggiunti nella dieta del piccolo, come abbiamo
già visto, saranno gli omogeneizzati. Vi sono gli omogeneizzati di frutta, di
carne, di pesce, di formaggini, di legumi, di verdure oltre alle pappe pronte.
Sono prodotti studiati per i più piccoli e sono sicuri in quanto il processo di
produzione è seguito con la massima attenzione. Sono già omogeneizzati, sono
veloci da preparare (basta infatti scaldarli a bagnomaria e aggiungerli alla
minestrina). Gli
omogeneizzati quindi sono sicuri e hanno una conservazione più lunga. E’ chiaro
che a partire dall’anno di età, occorre eliminare dalla dieta del bimbo, l’uso
degli omogeneizzati per sostituirli agli alimenti freschi, anche se c’è chi lo
fa già durante i primi mesi dello svezzamento.” Io considero
questa cattiva informazione o informazione distorta. Lei cosa ne pensa?
M.T. Dipende dall'obiettivo che ci poniamo: il gusto si forma
sui primi alimenti introdotti, svezzare con scatolette formerà il palato dei
bambini su sapori industriali e non casalinghi con il risultato, riscontrabile
nella maggior parte delle famiglie, che i bambini continuano una dieta
differenziata da quella dei genitori, consumando biscotti e merendine invece
che pane burro e marmellata, patate fritte o purè al posto della verdura,
cordon bleu precotti o pasta all'olio invece che risotti e torte salate
preparate in famiglia. Inoltre, se è vero che senza omogeneizzati i bambini non
possono avere una dieta adeguata, forse dobbiamo porci qualche domanda su
qual'è la dieta adeguata per un bambino.
E voi che tipo di alimentazione offrite ai vostri
piccoli?
Vi auguro un we speciale!
A presto!
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma
Noi siamo lontani dallo svezzamento... ma ricordo quel periodo come un periodo di scoperta continua sia per i cuccioli che per noi. Abbiamo cercato il più possibile naturale anche se non è poi così semplice restare sempre su quella linea... Credo che ogni genitore voglia solo il meglio per i suoi cuccioli e che siano davvero pochi coloro che fanno scelte superficiali soprattutto in fatto di alimentazione.
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con te, per questo credo che l'informazione non sia mai troppa!
EliminaA presto!
:-)
Avevo letto il libro della Trevisan un bel po' di tempo fa quando Alice era piccina ed ero sempre a caccia di informazioni sull'introduzione dei cibi solidi. Io alla fine ho fatto auto-svezzamento o ACR (alimentazione complementare a richiesta) con entrambe, ignorando di sana pianta le indicazioni della pediatra che proponeva il classico schemino con frutta già a 4 mesi. In casa io sono vegana, mio marito vegetariano, abbiamo un orto, autoproduciamo tantissimo di quello che mangiamo, quindi per me era assolutamente fuor di dubbio che non avrei dato alcun cibo pronto. Con ALice avevo iniziato a preparare qualche "brodo" o farinata fatta in casa solo per lei, ma ho desistito subito perchè le quantità che mangiava erano irrisorie rispetto al tempo perso a preparare e il suo interesse era verso quello che mangiavamo noi ( e il seno - ho allattato la prima fino a 2 anni e mezzo e la seconda fino ai 3, entrambe si sono staccate per loro volontà). Alla fine è stato più facile e comodo per tutti!
RispondiEliminaBella la scelta dell'auto-svezzamento, brava!
EliminaAnche noi seno fino a 3 anni...
A presto!
:-)
Sarebbe stato bello legegre questa intervista e magai il libro all'epoca dello svezzamento dei miei monelli.
RispondiEliminaComunque un testo e dei pareri da tener presente e da consigliare a qualche amica o parente neo mamma :-)
Si, io l'ho trovato veramente molto utile!
EliminaA presto!
:-)
Avrei voluto avere molta più fiducia in me stessa e nella mia capacità di giudizio ai tempi dello svezzamento, forse alcune cose sarebbero andate meglio...anyway pazienza!
RispondiEliminaIdem.
EliminaIn ogni caso si cerca di fare sempre del nostro meglio, ovviamente.
Bacio
<3