Oggi
capita abbastanza frequentemente di sentir parlare di
bambini dislessici, discalculici, dis...
Pochi
giorni fa ho letto questo post e non ho potuto fare a meno di
riflettere sul fatto che troppo spesso famiglie e scuola dimenticano
che i bambini sono individui, che ogni individuo ha
caratteristiche proprie e tempi propri per apprendere.
Sono
profondamente convinta che siamo tutti diversamente abili, e
sono altrettanto convinta del fatto che questa sia la grande
ricchezza dell'essere umano.
La
mia formazione in campo teatrale e umanistico mi porta a pensare che
la parola, così come la scrittura e la lettura,
sono processi creativi.
Se
io dico "divano", il vostro corpo possiede la memoria fisica della forma divano e delle azioni necessarie a sedersi. Quindi il suono che avrà la vostra voce nel pronunciare questa parola sarà
composto dall'emozione che la stessa suscita in voi e dal movimento
d'aria attraverso i vostri organi (non solo fonatori).
Per
cui trovo piuttosto innaturale costringere dei bambini di sei anni a
stare seduti per imparare a scrivere – a tracciare quei segni che
formeranno parole che corrono lungo il loro corpo – e a leggere –
a collegare il tratto con la forma nell'emissione di un suono denso
di significato.
La
parola è un corpo fisico, è libertà e
movimento.
Chi
ha detto che tutti i bambini di sei anni dovranno imparare la stessa
cosa nel giro di 6 mesi?
Io
sono io,
io
non sarò mai tu.
Tornerò sull'argomento in futuro.
Intanto
vi lascio una poesia di Emily Dickinson (si, ancora lei), che amo
molto e con la quale ho costruito lo spettacolo di uno dei miei
laboratori teatrali.
I'm
Nobody! Who are you?
Are
you – Nobody – too?
Then
there's a pair of us!
Dont
tell!they'd banish us – you know!
How
dreary – to be – Somebody!
How
public – like a Frog -
To
tell your name – the livelong June -
To
an admiring Bog!
Emily
Dickinson (1861)*
Io
non sono nessuno! Tu chi sei?
Anche
tu – sei – nessuno?
Bene
allora saremo in due!
Ma
non dirlo a nessuno!
Ci
caccerebbero – e tu lo sai!
Che
orrore – essere – Qualcuno!
Che
volgarità – come una rana -
che
ripete il suo nome – tutto il mese di giugno -
a
un pantano che la sta ad ammirare!
*
Emily Dickinson, “Silenzi”, Universale Economica Feltrinelli,
1998
Non sai quanto sono d'accordo e quante volte ho ribadito questo concetto. Siamo tutti diversamente abili e io sono io non sarò mai tu!
RispondiEliminaGrazie Giorgia, il tuo contributo è per me molto importante.
EliminaSo di aver espresso un'opinione piuttosto forte, ma è qualcosa che mi sta molto a cuore.
Buonissima serata a te!
Anna
D'accordissimo. E' terribile vedere come spesso nella scuola, nella società, si è trattati come uno tra i tanti, e non più un individuo con le proprie peculiarità. Ognuno ha del bello in sè, ma se non è conforme agli standard... non è bello. Ahimè. E così muoiono ancora prima di nascere tanti fiori che potrebbero sbocciare se solo venissero nutriti nel modo adeguato - soprattutto se pensiamo all'ambiente scolastico, dove, appunto, ci sono certe "tabelle di marcia" da seguire. Un po' di cose da rivedere, no?
RispondiEliminaCon calma e pazienza...una alla volta :-)
EliminaHai detto tutto, e tutto perfetto. Io condivido appieno eppure ho dovuto rassegnarmi e "far certificare" mio figlio.
RispondiEliminaNon smettero' mai di chiedermi perche' la scuola non capisca....
Carissima Alessandra,
Eliminatu però puoi capire tuo figlio. Puoi guardarlo e dirgli che va benissimo così come è. Puoi guardarlo e capire in che direzione vorrà germogliare e potrai aiutarlo a trovare sole e nutrimento per aprire le sue ali e volare.
La scuola: io credo che ci sia un processo culturale da far partire e progredire. E, come tutti i processi, avrà bisogno di tempo prima di diventare tangibile. Credo che nella scuola ci siano tanti/e bravi/e insegnanti, ma sono tutti stritolati dal sistema... Tutti insieme, un po' per volta, possiamo fare in modo che le cose cambino.
Abbraccione + sorriso
:-)