I bambini non hanno bisogno di
genitori perfetti, con solo certezze e niente dubbi, ma di esseri umani
autentici, fatti di carne, non onniscienti ma sempre disponibili a imparare e a
crescere. La famiglia è competente, Jesper Juul
I figli vogliono sempre
collaborare e rendere contenti i loro genitori. La
famiglia è competente, Jesper
Juul
I bambini vogliono collaborare
con i genitori e dare loro ciò che desiderano. Sono contenti quando possono
farlo. I divieti e le critiche ottengono – come nel caso degli adulti – il
risultato opposto. La famiglia è competente, Jesper Juul
Nel
mese di novembre Non Togliermi il Sorriso e Genitori Channel hanno lanciato la rassegna
Liberi di non Picchiare, alla quale mi unisco molto volentieri.
Sono
un po’ in ritardo a causa delle influenze che hanno avuto la meglio su me e
Binotto, ma spero che il mio contributo si riverberi anche sul mese prossimo
tenendo viva l’attenzione su un argomento che mi sta veramente a cuore.
La
mia opinione a proposito dell’utilizzo di comportamenti violenti nella
relazione con i piccoli l’ho espressa diffusamente in questo post, con il quale,
lo scorso luglio, ho aderito alla campagna A MANI FERME di Save the Children.
Nello
stesso post ho fatto outing sul mio passato di figlia picchiata. Spesso si
preferirebbe far finta che certe cose non fossero mai accadute ma, a mio
avviso, quando non si è più capaci di farlo si può giungere a quella
consapevolezza necessaria a fare di noi
delle persone e quindi dei genitori diversi. Genitori che non saranno
infallibili, naturalmente, ma che riflettono sui comportamenti che mettono in
atto nella relazione con i figli e che si pongono nell’ottica di imparare
insieme a loro.
Amo
molto le citazioni di J. Juul che ho trascritto in apertura di post e trovo
molto preziosi nella mia esperienza di mamma in divenire i suoi libri, che
spesso mi trovo a riprendere in mano quando ho bisogno di fare il punto e
ritrovare il centro.
Purtroppo
viviamo in una società che ha fretta, che non aspetta e non rispetta i tempi di
nessuno, nemmeno dei piccoli. E questo secondo me è un grave errore, che avrà
conseguenze future su tutti. Siamo compressi dentro tempi standard nei quali pensiamo
di dover far entrare di tutto di più...e finisce che in questa fretta affollata
di impegni non riusciamo più a goderci niente, né a trovare il tempo di
fermarci a capire che cosa ci sta chiedendo nostro figlio con il suo rifiuto a
collaborare, ad esempio. Oppure siamo talmente abituati a vivere dentro
rapporti di potere che esprimere comandi, critiche e divieti ci sembra l’unica
soluzione. Oppure ci siamo investiti di un ruolo al quale pensiamo di dover
corrispondere e che ci porta a fare e dire cose che non si adattano al nostro
vero io. Oppure le ferite subite nell’infanzia sono ancora così aperte e
inconsapevoli in noi da renderci diversi da ciò che vorremmo essere. E’ in
queste situazioni che, a volte, scatta il meccanismo perverso per cui imporsi e
strattonare sembra più semplice di fermarsi ed ascoltare.
I
motivi per cui la violenza, fisica o psicologica, sembra l’unica strada possono
essere molti ma, come ricorda ancora J. Juul, nel momento in cui viene lesa la loro integrità, i bambini imparano che
è consentito non rispettare i limiti delle altre persone! E questo si esprime
nel mancato rispetto dei limiti dei genitori.
[¼]Gli adulti che usano questo
metodo sono condannati al fallimento. Come si può infatti imparare a rispettare
i limiti delle altre persone quando i propri vengono permanentemente violati?
E’
evidente che la [¼]paura è puro veleno per il
rapporto profondo fra genitori e figli – cosa che naturalmente vale anche per
il rapporto fra adulti. Personalmente
non potrei provare alcuna soddisfazione nel capire che mio figlio accoglie una
mia richiesta per paura di una mia reazione.
[¼]I bambini ci possono aiutare a
ritrovare un linguaggio più personale, perché il loro modo di esprimersi è
molto diretto. Basta provare
a fermarsi ed ascoltare.
Se rispettiamo ciò che
esprimono i nostri figli e cerchiamo insieme a loro una soluzione, anche loro
imparano a rispettare i limiti delle altre persone. Se invece ne facciamo una
questione di potere, anche loro più avanti gestiranno le cose in termini di
lotta per il potere. (Tutte
le citazioni precedenti sono tratte da Jesper Juul, La famiglia è competente, Saggi Universale Economica Feltrinelli,
ottobre 2010).
Ecco
che potrebbe costituire un valido aiuto provare a sperimentare un nuovo modo di
comunicare, basato sull’ascolto reciproco e sull’empatia, quello che Marshall B. Rosenberg chiama Linguaggio Giraffa,
perché le giraffe hanno il cuore più grande tra tutti i mammiferi terrestri, e
quindi quale nome migliore per il linguaggio del cuore che Linguaggio Giraffa? contrapposto
al Linguaggio Sciacallo. Mentre quest’ultimo cerca di convincere l’altro a
far quel che noi vorremmo usando la
punizione, la ricompensa, il senso di colpa, la vergogna, il Linguaggio Giraffa
utilizza l’espressione di bisogni e desideri per attivare nella relazione
l’empatia necessaria a rendere ognuno libero di dare all’altro, di rendere
bella la vita o la giornata dell’altro per
il gusto di dare dal cuore. (vedi Marshall B. Rosenberg, Educare con la comunicazione non violenta,
Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2010 e Le
parole sono finestre [oppure muri], Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2003 –
volendo si può visitare anche il sito www.centroesserci.it,
dedicato alla comunicazione non violenta).
Cheri Huber, con il suo Diventa la persona che
vorresti incontrare, Oscar Mondadori, in modo molto diretto e semplice
fornisce una serie di strumenti per aiutarvi
a capire le vostre risposte alla vita che derivano dal condizionamento e a
liberarvene, al fine di divenire la persona che vorremmo incontrare e divenire
così capaci di impostare relazioni costruttive con gli altri. E con chi meglio
che con i nostri figli?
Se
è vero che l’avventura di essere genitori è molto complessa e faticosa,
possiamo provare altresì a calarci nei panni dei nostri piccoli e tornare
bambini noi stessi per comprendere quanto possa essere altrettanto complicato e
faticoso crescere ed affermare la propria personalità.
Quando
la giornata è andata proprio storta e nostro figlio sembra completamente
irragionevole mentre noi sembriamo totalmente sordi, proviamo a prendere tempo:
proviamo a chiudere gli occhi e a rivedere noi bambini. Proviamo a disegnare un
boa che digerisce un elefante o una pecora o la cassetta per la pecora e
proviamo a ricordare che non si vede bene
che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. (Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe,
Tascabili Bompiani)
Ora
riapriamo gli occhi e sorridiamo a nostro figlio.
In
fondo è semplice.
E
voi che cosa ne pensate?
Come
impostate la relazione con i vostri figli?
Segnalo
altri miei interventi su pedagogia dolce e non violenza nella relazione
educativa, che considero strettamente correlati all’argomento di questo post:
“A MANI FERME”: con Save the Children dalla partedei bambini
La melodia dell’amore: la comunicazione tra madre efiglio. Divagazioni tra pedagogia dell’ascolto di Tomatis, lingua madre elinguaggio dei segni.
Dite.Una poesia di Janusz Korczak.
Il bambino è competente
Il tempo per noi
La cura della relazione madre/bambino
Vi invito, se non lo conoscete, a visitare il forum di Non Togliermi il Sorriso, dove potrete trovare le testimonianze di tanti genitori che interrogano il proprio cuore.
A
presto!